Secondo il segretario generale di Uil Calabria le ultime posizioni delle città calabresi sono lo specchio di «quello che viviamo quotidianamente sul territorio». E auspica un cambio di passo grazie ai finanziamenti in arrivo col Recovery fund
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«Il dossier sulla qualità della vita stilato dal Sole 24 Ore ci dice, con chiarezza, quanto e come la pandemia da coronavirus ha pesato sugli aspetti economici e sociali della nostra Nazione. Ma quello che il dossier mette in evidenza è l’ulteriore allargamento della forbice fra Nord e Sud Italia, l’appesantimento di quel divario già esistente fra la parte ricca e quella meno ricca del Paese, la diversa capacità delle persone di poter usufruire di quelli che sono i servizi essenziali». Così in una nota il segretario generale di Uil Calabria Santo Biondo nel giorno della pubblicazione della classifica del Sole 24 Ore sul benessere nei territori.
«Le cinque province calabresi - ha sottolineato - si attestano, ancora una volta, nelle ultime posizioni di questa particolare classifica, offrendo uno spaccato numerico di quello che, in effetti, viviamo quotidianamente sul territorio. Una distacco che il Covid ha solamente evidenziato ma che, nei fatti, era preesistente alla pandemia, un nodo irrisolto da chi la Nazione è chiamato a governare».
E ancora: «I dati raccolti dagli analisti del quotidiano economico, poi, mettono in evidenza le ricadute negative di una legge, la 42 del 2009 meglio conosciuta come “legge Calderoli”, che nel tagliare drasticamente le risorse per il Sud e la Calabria ne ha di fatto segnato una quasi inevitabile decadenza. Se a questo si aggiunge l’incapacità della classe politica regionale di programmare, senza dilapidare in mille investimenti clientelari, i finanziamenti europei o, ancora, di approntare un bilancio regionale che, insieme alla sanità, sia in grado di mettere a sistema tutta la macchina regionale, lo spaccato che si evidenzia è quello della netta distanza fra la nostra terra e il resto del Paese».
«Cosa fare allora per cambiare questo stato di cose? Siamo vivendo un passaggio epocale, la pandemia da coronavirus ha fatto rivedere anche il patto di stabilità e l’Europa si è aperta ad una politica di nuovi investimenti. Davanti a noi abbiamo una sfida impossibile da sbagliare: quella con il corretto investimento dei finanziamenti messi a disposizione con il Recovery fund. Ma questo da solo non può bastare. L’Italia, infatti - conclude Biondo -, dovrà sostenere la politica di crescita europea con una seria campagna di riforme, a partire da quella fiscale, e di rinnovamento normativo, burocratico ed amministrativo».