«Un vero e proprio scippo», il segretario confederale di Uil Calabria Santo Biondo giudica così l’emendamento alla manovra, approvato dalla Camera, che rimodula i fondi stanziati per il Ponte sullo Stretto, prevedendo una riduzione degli oneri a carico dello Stato di 2,3 miliardi (su un totale di circa 11,6 miliardi al 2032). In particolare, le risorse risparmiate dallo Stato vengono recuperate dal Fondo di sviluppo e coesione: 718 milioni arrivano dalla quota del fondo destinata alle amministrazioni centrali e 1,6 miliardi dalla quota destinata alle Regioni Calabria e Sicilia. «Un tentativo goffo, senza senso e controproducente per il futuro del Mezzogiorno, volto chiaramente a placare gli animi dentro la maggioranza», afferma Biondo.

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«Di fatto - aggiunge -, per la realizzazione di quel progetto faraonico, si sottraggono fondi per lo sviluppo regionale, già destinati alla Calabria e alla Sicilia per altri scopi, che erano necessari a garantire, fra le altre cose, la tenuta dei servizi sociali e l’ammodernamento di altre infrastrutture. Non solo. Questa scelta è in netta contraddizione con la stessa logica dell’autonomia differenziata, tanto cara al Governo e che però, guarda caso, non la applica in questa circostanza, avendo deciso di centralizzare la spesa e di eliminare l’autonomia di gestione dei finanziamenti per lo sviluppo di quelle due regioni».

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E ancora, sostiene il segretario del sindacato: «È una scelta antistorica, che mette un freno alle opportunità di sviluppo del Mezzogiorno, che cozza con l’essenza dei fondi di coesione e che finisce per porre questo Governo nel novero di quelli più anti meridionalisti della storia repubblicana. Quanto accaduto alla Camera è inaccettabile. Il Governo corra ai ripari e intervenga con prontezza, perché quei fondi per lo sviluppo regionale hanno una precisa e specifica destinazione, e da quella non possono essere distolti».