VIDEO| Presentato lo studio dell’Istituto per gli studi politici, economici e giuridici sugli assetti organizzativi. Si stima che ad oggi in Italia quasi l’80 per cento delle aziende non faccia pianificazione da più di 5 anni
Tutti gli articoli di Note stampa
PHOTO
«L’emergenza sanitaria ha imposto, brutalmente, nuove priorità e sfasato certezze in ogni settore. Se è vero che le crisi sono cicliche, meglio non farsi trovare -nuovamente- impreparati. Non a caso, l’adozione di “adeguati assetti organizzativi” ricade all’interno dell’obbligo d’impresa, quale tassello di corretta amministrazione a tutela del patrimonio aziendale. In questi assetti sono previste strategie specifiche». A dirlo è Alessandro Parrotta, avvocato e direttore dell'Ispeg nazionale, Istituto per gli studi politici, economici e giuridici.
«Ispeg – continua - ha condotto uno studio che ha chiarito che, in un tessuto imprenditoriale come quello italiano composto per lo più da piccole, piccolissime, aziende a carattere strettamente familiare, il 77% di queste non fa pianificazione e strategia organizzativa da oltre 5 anni; 1 impresa su 2 (quindi la metà del campione esaminato) non ha modelli organizzativi di alcun genere. Occorre, in assenza di fattivi aiuti per le imprese, che queste definiscano un percorso, prendendo dalla crisi e trasformarla in opportunità per raggiungere il posizionamento strategico desiderato. Questa è valutazione del rischio, e Ispeg spiega come procedere, per fasi: pianificare con una visione di lungo periodo, per essere in grado di gestire le incertezze e porre le basi per un’espansione futura; pain/gain: definire i processi interni; agire con decisione; penare "agile", lavorando sulla cultura aziendale per favorire il cambiamento continuo; costruire un proprio modello di business adatto allo specifico contesto in cui si compete. La ricerca, nel suo insieme, fornisce azioni e modelli a salvaguardia degli interessi sociali, economici ed occupazionali post Covid-19».