A Corigliano ê stata ricordata Fabiana Luzzi.
Confesso che ogni volta che penso a quel tragico giorno di due anni fa, quando questa ragazzina bella e con un sorriso solare è stata brutalmente assassinata a coltellate e finita col fuoco da colui al quale forse aveva detto le prime parole d'amore, sento un brivido di rabbia e di indignazione.
Da padre mi interrogo su come si possa resistere ad un dolore tanto grande e lacerante. E mi chiedo come sia stato possibile che un ragazzo tanto giovane possa essersi macchiato di un delitto così orrendo.
Quando ero adolescente, in pieno periodo post femminista, si diceva che una donna non si picchia neanche con un fiore. Oggi il papà di Fabiana ha detto: "Che razza di uomini siamo se uccidiamo le donne che abbiamo giurato di proteggere ?".
Forse la morte di Fabiana rappresenta il fallimento educativo di questa nostra società, la sua regressione ad uno stadio barbarico, in cui l'amore, che dovrebbe essere il momento più alto del sentimento umano, si tramuta in violenza cieca e annientante.
Non so se avere inasprito le pene per chi si macchia di reati di femminicidio possa essere sufficiente deterrente. So per certo, invece, che a noi adulti spetta il compito di educare i nostri figli al rispetto dell'altro da sé, a comprendere che le persone, e le donne in particolare, non sono una nostra proprietà ma solo le nostre compagne e se vogliamo che restino con noi dobbiamo rispettarle come soggetti autonomi da noi.
Ben venga, dunque, la proposta di legge della mia amica Enza Bruno Bossio per introdurre nelle scuole l'educazione alla differenza di genere.
Non so se servirà a qualcosa ma forse ci sentiremo meno impotenti e affranti di fronte a vittime innocenti come Fabiana.


Cosenza, li 24 maggio 2015


Gabriele Petrone