«È necessario riportare al centro del dibattito del Partito democratico il valore della persona, dell’uguaglianza sociale ed il destino collettivo delle nostre comunità». Inizia così la nota a firma di Michele Rizzuti, segretario provinciale Giovani democratici Cosenza che sposa la “mozione Cuperlo”.

L’esponente Gd evidenzia: «È indispensabile recuperare un’autonomia culturale, poiché in questi anni il centrosinistra ha reagito debolmente ai cambiamenti del mondo e della società, non ha risposto per nulla alla spietata affermazione di un liberismo senza freni ed al mito dell’uomo solo al comando. Da sempre penso che la politica ha senso quando consente alle persone comuni di partecipare alla vita pubblica della propria nazione ed incidere, insieme ad altri compagni di viaggio, nei processi reali più di quanto possano farlo da soli»

Secondo l’analisi di Rizzuti «il partito democratico così com’è diventato nel corso degli ultimi anni non riesce più a porsi il problema di come tenere assieme le ragioni dell’individuo e della collettività, degli interessi di parte e della nazione, dell’Italia e dell’Europa. Ed è emblema di ciò l’assenza netta di una visione strategica di lungo periodo della propria azione politica. Non è possibile continuare ad essere percepiti come un partito quale insieme di uno spazio di singoli individui, accomunati solo da un simbolo, senza una marcata identità, ed interpellati soltanto negli appuntamenti elettorali. I nostri compagni storici e la gente comune si allontanano perché non può essere concepito uno dei più importanti partiti della sinistra democratica e progressista italiana come pura macchina elettorale avente una visione che pensa ai corpi intermedi come d’intralcio al rapporto personale fra il leader ed i cittadini».

A tutto ciò va aggiunto che «è in corso un dibattito nazionale dirimente in merito alla tenuta dell’unità nazionale del Paese stesso, e sto parlando del tema delicato dell’autonomia differenziata. Dunque il nostro Partito non può non partire dal Mezzogiorno e dall’annosa questione meridionale per declinare al meglio la discussione stessa. Riaffermare la questione meridionale non vuol dire recuperare una lamentosa richiesta di aiuto da parte di terre in costante ricerca di assistenza, ma affrontare alla radice le contraddizioni dell’attuale riproduzione capitalistica e dell’assetto europeo.

Il Sud –rimarca il politico cosentino - deve recuperare competitività, base produttiva e lavoro, e senza un tale cambiamento di prospettiva le varie misure europee continueranno ad avere una funzione esclusivamente palliativa, rinviando la risoluzione delle contraddizioni esistenti. L’obiettivo di una crescita equilibrata passa quindi da una riduzione delle disuguaglianze Nord-Sud e dalla necessità di una nuova stagione meridionalistica, della quale il Partito Democratico deve esserne il promotore».

Pertanto «tornando alla fase congressuale in corso penso, dunque, che ci sia la necessità innanzitutto di una grande doccia di umiltà da parte del Pd, ed al tempo stesso penso che serva una personalità di grande caratura culturale e morale per avviare una lunga traversata ideologica nel mare magnum dei tanti errori compiuti, analizzarli e rielaborarli con quella giusta distanza dal potere e da schemi preconcetti degli ultimi anni».

E ancora: «In questo Gianni Cuperlo può essere la persona giusta per ristabilire quella connessione sentimentale con le parti di società che ci hanno girato -giustamente- le spalle nel corso degli ultimi anni; e riorganizzare, quindi, un progetto politico con un chiaro orizzonte progressista lavorando sulla capacità del partito democratico di tornare al centro della scena politica progressista italiana. Potremo ambire a diventare tutto ciò se poniamo come punti di partenza la questione del Lavoro e la capacità redistribuzione della ricchezza, la crescita del Paese Italia nella sua interezza ed unità, la lotta alle diseguaglianze, il rafforzamento delle politiche sociali ed una continua difesa dei diritti umani, la centralità della sanità pubblica ed un modello di sviluppo neo-keynesiano di chiara ispirazione ambientalista. In altri termini – conclude Rizzuti-uno sforzo ingente ma dal forte sapore romantico e di tempi andati che parafrasando una famosa canzone dei primi anni del 2000 potrei riassumere l’azione nella strofa “L'utopia è rimasta la gente è cambiata, la risposta ora è più complicata”».