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Una riflessione sul "caso Brexit" non è semplice.
Desidero, però, condividere un pensiero su quanto accaduto e su quanto sta accadendo.
Si tratta di un mio punto di vista che - offrendo giudizi anche su alcuni eventi - resta, conseguentemente, opinabile.
IL RUOLO DELLA DEMOCRAZIA
Partiamo da quanto accaduto: l'uscita del Regno Unito dall'UE.
La Democrazia, ovvero quel sistema di governo in cui la sovranità è esercitata dall'insieme dei cittadini attraverso il voto, è meravigliosa (insostituibile). Ma come tutte le cose belle ha dei costi e soffre di alcune patologie.
Il prezzo questa volta lo pagano i giovani UK: sono stati gli ultracinquantenni a decidere il loro futuro (il 75% degli under 25 ha votato "Remain"). Si impone una riflessione.
La malattia, invece, è quella di cui alle volte soffre la legittimazione popolare: il populismo (ed io ritengo che la demagogia abbia giocato un ruolo determinante ai fini dell'esito del referendum). Viene da chiedersi: il popolo ha sempre ragione? Il caso di scuola è: "chi volete libero: Gesù o Barabba?". Tutti conosciamo quale fu la risposta.
I SEGNALI NEL PASSATO
Tralascio le considerazioni sulle conseguenze negative per il Regno Unito e per i Paesi dell'UE; anche perchè dovrei necessariamente addentrarmi in riflessioni che concernono gli equilibri della finanza globale e, sinceramente, oggi ritengo il tema sia un altro.
Il Regno Unito si è comunque diviso. Circa la metà degli inglesi voleva restare.
Non si tratta di applicare la logica del "chi è causa dei suoi mali" (me ne guarderei bene), ma ciò che accade oggi non può non essere riconducibile in parte all'atteggiamento che storicamente il Regno Unito ha tenuto nei confronti dell'UE. Quell'orizzontalità della costruzione comunitaria è venuta meno, infatti, a causa del desiderio egoistico di utilizzarne solo le opportunità economiche (è chiaro che qui, anche altri, hanno responsabilità: a partire dalla Germania, con il suo modello cooperativo all'interno e fortemente competitivo all'esterno).
La deroga permanente sulla moneta unica, l'opt-out sulla Carta dei Diritti Fondamentali, le miriadi di eccezioni richieste giorno dopo giorno, politica dopo politica, trattato dopo trattato, oggi pesano come un macigno sull'uscita.
L'EUROPA DELLA PACE
Ciò che mi preoccupa oggi è l'effetto domino, il fatto che i vecchi e i nuovi populisti possano utilizzare il malessere sociale per distruggere l'Unione Europea, il timore che l'irresponsabilità dei politici possa compromettere la pace.
C'è un'Europa del populismo che vuole avere la meglio sull'Europa dei popoli. E questo accade anche per colpa della nostra mancanza di memoria.
L’Unione Europea è nata da un bisogno di pace ed ha generato settant’anni di pace, il periodo più lungo della sua storia.
Quando difendiamo l'Europa, difendiamo il diritto dell'uomo alla pace.
Occorre non dimenticarlo al di là di ogni considerazione di opportunismo economico.
UNA NUOVA EUROPA DEI POPOLI
La Brexit può essere un'opportunità per ripensare l'UE.
Un’Europa che sia innanzitutto comunità.
Mi piace pensare all'Europa con le parole di Vittorio Arrigoni: "Io non credo nei confini, nelle barriere, nelle bandiere. Credo che apparteniamo tutti, indipendentemente dalle latitudini e dalle longitudini, alla stessa famiglia, che è la famiglia umana".
Mi piace pensare all'Europa dei popoli: di tutti i popoli, non solo di quelli che vivono nel nostro continente.
Quando percepisco l'egoismo europeo dinnanzi a donne e uomini che fuggono rincorrendo il loro diritto alla sopravvivenza, il loro diritto alla vita, provo un senso di forte disagio, e riecheggia nella mia testa sempre la stessa frase "ho ucciso mio fratello con l'odio nel cuore, è stato l'odio a distruggere la mia famiglia" (dal film "Il sapore della vittoria").
L'Europa da rifondare dovrà essere l'Europa della pace, della fratellanza, della solidarietà, dell'amicizia tra i popoli, dei migliori sentimenti umani.
Per questo resto convintamente e fermamente europeista.
Enzo Giacco (segretario Pd Amantea)