L'esponente di Italia del Meridione: «Il finanziare Striano controllando centinaia di personalità pubbliche ha decretato le ingerenze di parte della giustizia italiana e di alcuni organi di informazione»
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«Il dossieraggio illegale del quale si è macchiato il finanziare Striano, oltre ad essere un fatto grave, è inquietante. Il funzionario in questione, controllando centinaia di personalità pubbliche tra politici di tutte le estrazioni partitiche maggiormente di centro destra, grossi imprenditori ed esponenti del Vaticano ha decretato, là dove ancora vi fossero dubbi, le ingerenze di parte della giustizia italiana e di alcuni organi di informazione nei processi democratici, in barba al principio costituzionale della separazione dei poteri dello Stato». È quanto afferma attraverso una nota Orlandino Greco, leader di Italia del Meridione.
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«Sono anni, infatti, che nel nostro gergo sono state introdotte espressioni quali “Repubblica fondata sull’avviso di garanzia” o “Giustizia ad orologeria”. La misura è colma. Personalmente non ritengo nemmeno più importante capire chi possano essere gli eventuali mandanti di tale abuso d’ufficio che un semplice funzionario, chiaramente, non avrebbe potuto commettere per semplice esercizio gossipparo. Siamo seri, sono arrabbiato con un ceto politico che, nella sua interezza, dagli anni ‘90 predica riforme sul sistema giudiziario italiano ma che, puntualmente, abdica a tale funzione perché, in fondo, si pensa di essere più furbi del prossimo. Perché riformare se quell’inchiesta non solo non mi riguarda ma indebolisce il mio avversario politico?
Allora lancio un monito: ora è chiaro che non avere un sistema di tutele per tutti fa sì che siamo tutti potenziali vittime di soprusi? Cosa aspetta la politica a fare cerchio su questo tema?»
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«Condivido le dichiarazioni del ministro Salvini quando dice che la posta in gioco è la democrazia, così come le prese di posizione del presidente Meloni e del Segretario PD Schlein, o la richiesta della commissione d’inchiesta avanazafa da Renzi, ma ciò non basta. Non c’è più tempo da perdere perché vivendo in un paese nel quale, in media, un processo penale dura tra gli 8 e i 10 anni, arrivare addirittura a violazioni della privacy e quindi della libertà personale senza che vi siano indagini in corso, significa ridurre una repubblica ad una dittatura militare».
«Urge, dunque, ristabilire il primato della politica attraverso un’assunzione di responsabilità che si tramuti in processi di riforma della giustizia e in un cambio di atteggiamento in direzione del garantismo, altro principio sul quale è improntata la nostra Costituzione. Sono tante, troppe le archiviazioni e i proscioglimenti, narrate alla fine da minuscoli trafiletti di cronaca, avvenute a seguito di indagini partite con grande clamore e con effetti tali da incidere sugli scenari politici e amministrativi, oltre che sulla vita delle persone».
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«Badate bene, non si tratta di difendere il privilegio bensì di rafforzare ogni forma di garanzia affinché le esperienze di vita democratica e le vite delle persone non vengano inquinate e mortificate dai desiderata di piccole sacche di poteri oscuri. Montesquieu ci ha lasciato in eredità, tra gli altri, il concetto per cui la Repubblica è ispirata dalla virtù politica. La virtù della politica, oggi, deve essere quella di tracciare una linea profonda di demarcazione tra i poteri, come vollero i Padri costituenti: il potere legislativo è attribuito al Parlamento, al Governo spetta il potere esecutivo mentre la Magistratura, indipendente dall'esecutivo e dal potere legislativo, esercita il potere giudiziario. Non lasciamo che il pensiero illuministico di Montesquieu muoia perché ciò comporterebbe la dipartita anche della politica, ora più che mai agonizzante», conclude il leader del movimento politico.