Il consigliere regionale democrat rimarca la posizione assunta negli ultimi mesi nei confronti del commissario alla sanità nominato a suo tempo dal primo governo Conte. «Il Carroccio ci ha "regalato" anche Bettelini e Panizzoli»
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«In questi mesi ho più volte chiesto pubblicamente e nelle sedi ufficiali la sostituzione di Saverio Cotticelli alla guida dell’Ufficio del commissario». È quanto rimarca Carlo Guccione, consigliere regionale del Pd, mentre nelle stesse ore Cotticelli si dimetteva a causa dello scandalo sollevato dalle sue dichiarazioni in merito alla mancata redazione del Piano Covid.
«Le dimissioni immediate avrebbero già dovuto essere protocollate da un po’ di tempo – continua Guccione -. Vorrei ricordare al presidente facente funzioni Spirlì che quella nomina fu fatta dal Governo in cui era vicepresidente Matteo Salvini e che mi pare essere ancora il segretario nazionale della Lega.
Quel Governo e Matteo Salvini alla Calabria hanno anche “regalato” la nomina all’Asp di Cosenza della commissaria Simonetta Cinzia Bettelini e all’Azienda ospedaliera della commissaria Giuseppina Panizzoli, note per aver lavorato con esponenti della Lega Nord in Lombardia e Veneto. Sono ormai tutti a conoscenza dei danni che hanno causato alla sanità cosentina che oggi si ritrova con 800 milioni di debiti e senza l’approvazione dei Bilanci consuntivi 2018 e 2019».
L’esponente democrat ricorda poi che nei giorni scorsi è stato costretto «a minacciare un esposto alla Procura della Repubblica visto che, a distanza di mesi, ancora non sono state istituite per come prevede la legge le 11 Unità speciali di continuità assistenziali (Usca) dell’Asp di Cosenza che dovrebbero essere operative sette giorni su sette, dalle 8 alle 20, per garantire l’assistenza domiciliare ai pazienti Covid che non necessitato di ricovero ospedaliero. Guarda caso, il giorno dopo è spuntato il bando per assumere 4 medici e 4 infermieri per ciascuna Usca».
«Quindi – continua - Spirlì e la maggioranza di centrodestra stiano al loro posto e si assumano le proprie responsabilità. Se la Calabria è diventata zona rossa non è per una decisione politica, ma per un indice Rt elevatissimo e per gravi inadempienze della Regione e dell’Ufficio del commissario. La zona rossa è stata decisa in base a criteri che sono stati condivisi dalla stessa Regione Calabria. Senza dimenticare che gli stessi dati sono stati inviati dal Dipartimento della Regione e dall’Ufficio del commissario. L’unico modo serio di uscire dalla zona rossa in Calabria è quello di adempiere immediatamente alle inadempienze che ci hanno portato ad essere in queste condizioni. Assumiamo, ad esempio, i 320 infermieri di comunità che il governo nazionale ha previsto nel Decreto Rilancio. Perché ancora oggi manca questa importante figura professionale a supporto dell’assistenza sanitaria territoriale? Perché la Regione non ha provveduto a istituire le Usca, che in Calabria dovrebbero essere ben 37, pur avendo già avuto le risorse dal governo nazionale? Perché ancora non sono stati potenziati i laboratori regionali che hanno il compito di processare i tamponi molecolari? Abbiamo più volte chiesto, anche come Gruppo Pd, i tempi effettivi di realizzazione del Piano di riordino della rete ospedaliera in emergenza Covid-19. Un Piano firmato il 18 giugno e mai realizzato. È rimasto tutto su carta – conclude Guccione -. Non ci stiamo a chi pensa che su questo si possa iniziare la campagna elettorale delle prossime elezioni regionali. Non si può giocare sulla pelle e sulla salute dei calabresi. Non si esce da questa pandemia pensando che ognuno possa lavorare in autonomia e senza regole».