Secondo le esponenti dem, i maschi «sani, prima ancora delle donne, dovrebbero aver interesse a preservare la dignità del genere». Auspicata una collaborazione tra centri antiviolenza e scuole al fine di sensibilizzare i più giovani
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«La violenza fisica e psicologica contro le donne è un fenomeno strutturale, espressione di fattori culturali e sociali, non siamo davanti a raptus o a malattie mentali. Si sta discutendo molto in questi giorni sull'esistenza o meno del patriarcato, in alcuni casi quasi come si discute dell'esistenza degli alieni. Nei fatti, sappiamo bene che la società italiana si struttura dentro mura intrise di patriarcato, l'aria che respiriamo ne è piena. Una cosa così ordinaria che non riusciamo nemmeno a distinguerne la presenza, a quanto pare». Lo sostengono, in una nota, Teresa Esposito, portavoce Democratiche Calabria, Barbara Panetta, portavoce Democratiche Reggio Calabria, Lidia Vescio, portavoce Democratiche Catanzaro, Simona Colotta, portavoce Democratiche Cosenza, Vladimira Pugliese, portavoce Democratiche Vibo Valentia e Alba Amato, portavoce Democratiche Crotone.
«Possiamo essere onesti fino in fondo, senza retorica né voglia di colpevolizzare nessuno - proseguono - ma l'autonomia, la libertà, l'emancipazione delle donne nel 2023 turbano ancora le fragilità maschili, quel doversi sentire dominatore a cui la società li indirizza. L'autonomia delle donne si discosta da canoni consolidati di visione patriarcale della società, fa perdere i punti di riferimento e scatena comportamenti inumani. C'è quindi bisogno di studiare le strategie che servono a fermare questa mattanza e avviarci ad una rivoluzione culturale che attraversi la società tutta, dai più giovani fino ai più adulti, uomini e donne. Una sorta di formazione della società tutta e delle nuove generazioni, in particolare, ad una autodifesa che si ottiene con nuovi strumenti per la comprensione di gesti ed atteggiamenti che, se riconosciuti in tempo, possono essere depotenziati e risparmiarci drammi inaccettabili. Una stretta collaborazione tra centri antiviolenza e scuole per consentire di portare alla conoscenza dei ragazzi la cruda realtà di chi ha subito violenza e la competenza di chi ha avuto cura di loro. Momenti di discussione, elaborazione ed integrazione di concetti e contenuti che oggi restano fuori dalle aule scolastiche, ma che invece possono fare la differenza per far comprendere ai giovani quando bisogna fermarsi, quando il 'semaforo è rosso', cosa voglia dire amare e sostenere l'altro».
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«Agli uomini - sostengono le Democratiche calabresi - suggeriamo una chiara assunzione di responsabilità e ci aspettiamo di poter lavorare insieme per scegliere le strategie più incisive. Non è una richiesta, un favore, un contentino da dare a noi, ma un'esigenza per i figli di tutti, per la società, per le madri, le mogli, le figlie e le nipoti di ognuno. Gli uomini sani, prima ancora delle donne, dovrebbero aver interesse a preservare la dignità del genere, oggi dilaniata da un dilagante narcisismo, troppe volte maligno. Giulia ed il suo sorriso dolcissimo ci ha squarciato l'anima con la sua morte orribile. Nel chiederle perdono per non averla protetta, le promettiamo di impegnarci a fondo per far sì che sia l'ultima. Bruceremo tutto».