Circa 7000 imprese agricole del cosentino, che occupano manodopera per oltre 3 milioni di giornate lavorative, con il perdurare della situazione «rischiano la compromissione delle proprie attività»
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L’Unione degli Agricoltori di Cosenza lancia un grido d’allarme: c’è carenza di manodopera su tutto il territorio regionale. Le imprese agricole associate hanno denunciato l’aggravarsi della situazione, specialmente con l’incedere della stagione dedicata alla raccolta degli agrumi e delle olive. «Si è ripresentata la difficoltà di reperire maestranze a causa delle restrizioni e dei condizionamenti dettati dall’emergenza sanitaria – si legge in una nota -. Più di un terzo dei lavoratori agricoli occupati annualmente nella nostra provincia sono stranieri equamente suddivisi tra comunitari (prevalentemente romeni e bulgari) ed extracomunitari. Molti non sono vaccinati o hanno ricevuto vaccini ancora non riconosciuti dalle autorità sanitarie europee».
L’Unione degli Agricoltori di Cosenza lamenta che per il 2021 «manca ancora l’emanazione del D.P.C.M. per la determinazione delle quote annuali di cittadini stranieri da ammettere in Italia per motivi di lavoro, mentre le quote previste per il 2020 non sono state ancora pienamente assegnate». Ne consegue che circa 7000 imprese agricole del cosentino, che occupano manodopera per oltre 3 milioni di giornate lavorative, con il perdurare della situazione «rischiano la compromissione delle proprie attività, con ricadute sociali molto pesanti».
A tal proposito si è espressa la presidente di Confagricoltura Cosenza Paola Granata: «Le imprese associate all’UPA sono prioritariamente orientate al mercato. Questa carenza di manodopera specializzata, anche extracomunitaria, non permette loro di raggiungere i livelli quantitativi e qualitativi che caratterizzano le produzioni agricole della provincia di Cosenza. Tutto arreca grave danno all’economia del territorio. È urgente e necessario trovare una soluzione».