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“La chiusura della scuola materna del piccolo paesino di Gagliato a due passi da Soverato e da Serra San Bruno, è una sconfitta inaccettabile. Auspico, pertanto, che la decisione possa essere opportunamente rivista con l’intervento dell’Ufficio Scolastico Regionale. Una sconfitta, non solo - afferma la consigliera regionale di Calabria in Rete Flora Sculco - per quella comunità, ma per tutti coloro che non si rassegnano alla morte annunciata delle aree interne, dove sono rinvenibili i tratti profondi della storia, del paesaggio e della cultura della nostra regione, oggi ridotte a terra di confine. Occorrerebbe chiedersi come vogliamo affrontare i problemi dell’“osso” della Calabria, come li definì in contrapposizione alla “polpa” delle pianure Manlio Rossi Doria, e quale pianificazione si intenda adottare, perché dai ‘casi’ come quello della chiusura della scuola materna di Gagliato, tutt’altro che rari e che si sommano ad una molteplicità di altre gravi disattenzioni, si evince che è a rischio il futuro delle aree interne. Certo - aggiunge Flora Sculco - la decisione di chiudere la scuola materna di Gagliato può sembrare un evento di poca rilevanza, vista la mole di questioni sociali che interessano la Calabria. Un taglio del genere si aggiunge alla molteplicità di altri tagli al welfare ed ai tagli lineari che hanno messo in ginocchio il sistema delle autonomie locali, soprattutto nel Mezzogiorno, e, visto come vanno le cose nel Paese, non susciterà scandalo. Anzi, la decisione potrebbe apparire in linea con i criteri di buona amministrazione, dato che le ragioni addotte, per sbarrare le porte del plesso scuola dell’infanzia di Gagliato, dalla dirigente scolastica dell’istituto comprensivo statale Corrado Alvaro di Chiaravalle Centrale, fanno appello alle ‘esigenze di razionalizzazione dell’erogazione del servizio scolastico per garantire -così è scritto nella comunicazione inviata ai soggetti interessati che è diventata esecutiva ieri 16 novembre - un’ottimale gestione del contenimento della spesa pubblica’. Tuttavia - sottolinea Sculco -, proprio l’assunzione di decisioni così incidenti sulla qualità della vita nei paesi dell’entroterra, nonostante le denunce sull’impoverimento e lo spopolamento del Meridione rese note da autorevoli centri studi a intervalli regolari, danno il polso dell’indifferenza dei poteri pubblici verso il malessere sociale fatto di disoccupazione ed emigrazione che colpisce la Calabria interna senza che si avverta la responsabilità di invertire la tendenza all’abbandono di borghi che, a causa del sottosviluppo economico e dell’incapacità di elaborare strategie di valorizzazione dei tanti giacimenti naturalistici e culturali che costellano le aree interne, sono a rischio estinzione”.