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In merito alle problematiche della Cardiochirurgia regionale, ritengo utile una riflessione più complessiva che tenga conto di aspetti generali per poi argomentare nel particolare della situazione del Centro Cuore di Reggio Calabria, della Cardiochirurgia universitaria e della Cardiochirurgia di Villa S. Anna di Catanzaro.
Non v’è dubbio che istituire un terza cardiochirurgia in Calabria sia stata una scelta forzata e non condivisibile in quanto non sostenuta da un adeguato rapporto numero di abitanti - numero di cardiochirurgie. E’ inutile ripercorrere e riformulare dati tecnici e scientifici a sostegno di tale tesi.
Né può valere la logica, nella decisione di istituire il Centro Cuore a Reggio Calabria, delle attrezzature acquistate tempo fa ed oggi inutilizzate, perché le stesse potrebbero essere rimodulate nel loro utilizzo e pertanto non determinare un danno erariale. La politica di oggi deve assumersi la responsabilità di dire il Centro Cuore di Reggio Calabria deve essere istituito ed aperto.
Ai cittadini di Reggio Calabria interessa una cardiochirurgia aperta e funzionante, erogatrice di servizi al fine di poter curarsi nel proprio territorio; poco interessa ai reggini che questa cardiochirurgia sia gestita in accordo con l’Università di Catanzaro. Inoltre, non spetta alla classe politica formulare giudizi sulle capacità professionali di chi sarà chiamato a gestire il reparto n’è come sia stato definito il percorso della scelta.
Infruttuosa, ingenerosa e generatrice di allarmismo è poi la considerazione che al Policlinico Universitario di Catanzaro non vi sia a supporto della cardiochirurgia una sala di terapia intensiva dedicata.
Infine, da catanzarese e spero, per questo, di non essere tacciato di becero campanilismo, ritengo sia necessaria una appropriata riflessione circa la Cardiochirurgia di Villa Sant’Anna, alla quale innanzitutto bisogna riconoscere di essere stata la struttura sanitaria che ha “portato” la Cardiochirurgia in Calabria, sostituendosi completamente al pubblico nell’offrire tale servizio ai cittadini calabresi; e, se oggi l’emigrazione sanitaria in tale specialità è diminuita non vi è dubbio che il principale merito vada riconosciuto a questa struttura.
Ho perplessità, mi auguro di sbagliare, che si voglia limitare l’attività cardiochirurgica di Villa Sant’Anna in un servizio che sia solo complementare al pubblico con conseguenze nefaste per la sopravvivenza di una realtà sanitaria di assoluto rilievo ed inoltre capace di soddisfare anche un discreto livello occupazionale. Nella pratica di tutti i giorni questa struttura rimane un punto di sicura affidabilità e sempre disponibile a dare le risposte che provengono dal territorio calabrese anche e soprattutto nell’ambito delle urgenze - emergenze, garantendo, altresì, al cittadino la sua libera scelta di essere curato da chi decide lui nell’ambito delle strutture pubbliche e/o convenzionate ed accreditate.
Oggi per soddisfare i bisogni dei calabresi, se fosse impedito a Villa Sant’Anna di operare in pieno nella rete cardiologica di urgenza ed emergenza, sarebbe lasciata alla sola Università il compito ed il gravame di dare le giuste risposte; i dati testimoniano che entrambe le strutture sono fra loro complementari e necessarie per coprire il fabbisogno regionale.
Mi auguro una piena convergenza su questi temi da parte della politica tutta, guardando innanzitutto alle esigenza dei cittadini che nel momento del bisogno abbiamo la certezza di essere curati in ambienti ed in strutture di qualità.