La segretaria regionale della giovanile di Italia del meridione, Francesca Cufone, e Cristiano Lifrieri suo vice: «Piantare semi per far germogliare un futuro diverso»
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«Ciò che accomuna l’intero globo, senza distinzione alcuna, è quel senso di paura e smarrimento dovuto all’incapacità di prevedere la fine dello stato di emergenza e in particolar modo le incertezze che ci attanagliano sul come ne usciremo, tanto sotto l’aspetto economico quanto psicologico. Da oltre un anno abbiamo rinunciato ai nostri sogni, alle relazioni ed abbiamo accantonato progetti di vita. Nel corso della storia c’è chi però, per spirito di abnegazione, questa vita la ha addirittura sacrificata. Quando il calendario segna “9 Maggio” non si può non fare riferimento all’assassinio di Aldo Moro e di Giuseppe Impastato, entrambi avvenuti in quel fatale 1978. Mai come oggi, è doveroso riprendere alcuni pensieri, come ambiente e libertà, di questi due uomini che hanno dedicato l’intera vita all’impegno sociale e civile». Così, in una nota, la segretaria regionale di Idm giovani, Francesca Cufone, e Cristiano Lifrieri suo vice.
«Nell’ultimo anno, come giovanile di Italia del Meridione, non abbiamo mai rinunciato ad incontri virtuali e, grazie all’impegno del Prof. Giuseppe Ferraro, abbiamo affrontato diverse volte la tematica ambientale. Si sente sempre più parlare e si discute di sostenibilità che va intesa sotto un triplice aspetto: economico, sociale e proprio ambientale. La nostra Terra offre molteplici opportunità di ‘investimenti Green’. Investimenti sempre più appetibili sul mercato. In Calabria, infatti, così come nell’intera area meridionale del Paese, abbiamo la possibilità di sfruttare le diverse fonti energetiche rinnovabili, come quella ‘eolica e solare’».
«Il Sud è un luogo perfetto per una progettazione e una realizzazione di modello green ad hoc - prosegue la nota -, che consideri nuovi modelli di produzione di rifiuti riducendo, di fatto, le emissioni Co2. Dobbiamo smettere di pensare e agire in piccolo, la pandemia ha acuito le diseguaglianze e le fragilità, ed è proprio questo il momento di prenderne atto trasformandolo a vantaggio di tutti, in primis dall’ecosistema».
«Bisogna però, così come sottolineava lo stesso Moro, passare ad una sensibilizzazione del cittadino, partendo dalla base scolastica. Fu proprio lo statista di origine pugliese - continuano i segretari regionali di Idm giovani - ad introdurre nelle scuole secondarie di primo e secondo grado, la materia Educazione Civica – obbligatorietà estesa nelle scuole minori solo a settembre 2020 – in quanto ritenne indispensabile fornire ai giovani, strumenti e metodi affinché riuscissero a percepire e comprendere la realtà, senza manipolazioni di informazioni. Perché in fondo, gli alunni di oggi saranno gli uomini del futuro».
«Giuseppe Impastato invece, non ebbe come sappiamo l’escalation istituzionale di Moro, ma invece decise di lottare costantemente contro le prepotenze mafiose presenti sul territorio siciliano, in particolare nella sua Cinisi. Relativamente al decoro urbano, il fondatore di Radio Aut, fece diversi interventi contro il deturperò edilizio, in particolare in diretta radio pronunciò quella frase rimasta famosa: “Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza, perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangono sempre vivi la curiosità e lo stupore”».
«È così che oggi vogliamo ricordare due grandi uomini come Moro e Impastato, la legalità è frutto anche di atteggiamenti e azioni che partono dal rispetto di ciò che ci circonda, dalla tutela di ciò che c’è stato dato in prestito e che deve essere consegnato alle generazioni prossime. Coltivare bellezza significa estirpare il brutto - concludono Cufone e Lifrieri -, piantare semi per far germogliare un futuro diverso, ricco, fatto di emozioni, sensazioni e condivisioni nel nome di chi ha sacrificato la propria vita per consegnarla ad altri».