"Ago e filo". Tanto basta per dare un nome ad un laboratorio Unicef per la creazione delle Pigotte. Ma per farlo funzionare, metterlo davvero in moto, serve molto di più. È indispensabile anzitutto il cuore di un gruppo di volontari e, aggrappato ad esso, la sensibilità di pensare agli altri prima che a sé stessi. Per provocare il bene occorre la generosità di impiegare il proprio tempo per consolare e migliorare quello altrui. Nella comunità arbëreshë di Caraffa di Catanzaro, arrampicata sulle colline dell'Istmo di Marcellinara e fondata intorno al 1450 da un gruppo di albanesi, recentemente tutto ciò è accaduto, si è materializzato per l’appunto con l'inaugurazione del laboratorio "Ago e filo", nella parlata arbëreshë chiamato "Gërpërë dhe penjë". Uno spazio in cui decine di donne, animate da buoni sentimenti, sono a lavoro per realizzare le particolari bambole da "adottare" per sostenere l'Unicef «nel suo compito importante di raggiungere ogni bambino in pericolo, ovunque si trovi, portando vaccini, alimenti terapeutici, costruendo pozzi, scuole e garantendo assistenza».

Il laboratorio, situato in via San Vincenzo de’ Paoli, è stato attivato grazie all'impegno dell'insegnante Assunta Scerbo e conta sulla collaborazione di quaranta "pigottare" impegnate nel progetto di solidarietà che si contraddistingue, nel caso specifico, per l’abbigliamento indossato dalle pigotte, ossia il costume tipico arbëreshë di Caraffa disegnato dalla stilista Lucia Bubba. Un'idea capace di abbinare la beneficenza con la tradizione, la vicinanza ai bambini svantaggiati con la valorizzazione del patrimonio storico e linguistico del borgo dell'Arbëria catanzarese. L'iniziativa "Pigotte" è coordinata dalla volontaria Delfina Maiolo, così come avviene nei laboratori già avviati a Borgia, San Floro e Pentone.

Presenti alla cerimonia di inaugurazione della sede, svoltasi nei giorni scorsi, sono stati il sindaco di Caraffa Antonio Sciumbata, il vicesindaco Luigi Ciambrone, il presidente del consiglio comunale Serena Notaro, i consiglieri comunali Raffaele Schinea e Tommaso Bubba, la dirigente scolastica Marialuisa Lagani, il presidente provinciale Unicef Stella Franco, il parroco Don Francesco Muccari, il maresciallo Cosimo Pastore, i volontari della Protezione civile, i ragazzi del Servizio civile e alcuni rappresentanti delle associazioni locali.
«È importante trasmettere messaggi di condivisione, impegno sociale e cultura, elementi fondamentali per il rafforzamento del tessuto comunitario e la crescita collettiva – ha commentato Serena Notaro, presidente dell’assise comunale con delega alla cultura –. Ringrazio le volontarie per il loro lavoro, con il quale non solo arricchiscono la comunità con l’arte dell’artigianato, ma contribuiscono anche alla preservazione e alla conoscenza di molti termini linguistici arbëreshe, un patrimonio che va oltre il tempo e che ci rende più uniti».

Chiunque volesse acquistare una pigotta arbëreshë può raggiungere il laboratorio di Caraffa o contattare le volontarie che operano, prima di ogni cosa, per regalare un sorriso a chi ne è sprovvisto, per non consumare la speranza di una vita migliore per coloro che temono di non avere scampo dalla sofferenza.