Serva di Dio, è morta il 23 febbraio 1873. Ricevette le stimmate, le apparve la Madonna ed ebbe esperienze di estasi. La vita incredibile di una «eletta pianticella di viola» sbocciata sui monti della Sila
Tutti gli articoli di Storie
PHOTO
Isabella Pizzi, oggi Serva di Dio, è una straordinaria mistica vissuta nell'Ottocento a San Giovanni in Fiore in concetto di santità. Isabella leggeva nei cuori come Natuzza Evolo, ricevette le stimmate come san Pio, ebbe esperienze di estasi come santa Teresa d'Avila, le apparve la Madonna come ai pastorelli di Fatima.
Il suo corpo riposa nella prima cappella della navata settentrionale della chiesa matrice Santa Maria delle Grazie di San Giovanni in Fiore.
«Rallegrati, tu sei la mia eletta pianticella di viola, che ho piantato nel giardino del Padre celeste, coltivato con più cura ed amore ed innaffiata con le acque purissime e salutari della grazia»: sono le bellissime parole che la Madre Celeste le pronunziò durante una apparizione.
Nata a San Giovanni in Fiore il 30 luglio del 1833 da Domenico, capo delle guardie urbane, e da Orsola Scigliano, figlia di Giantommaso, discendente di un casato piccolo-borghese, Isabella Pizzi è morta in concetto di santità il 23 febbraio del 1873. Nel giorno dell’Esaltazione della Santa Croce Isabella Pizzi ricevette le stimmate; ebbe aperte cinque piaghe: nelle palme delle mani, nei piedi e nel costato. Dopo questo giorno, le si aprirono il martedì dopo la domenica di sessuagesima, tutti i venerdì di marzo, il venerdì prima delle palme, dal martedì della settimana santa fino al venerdì, nella festa dell'Addolorata in settembre. Alle cinque piaghe si aggiunsero altre quattro sul dorso delle mani e dei piedi. Il trasudamento del sangue durava mezz'ora, l'apertura delle piaghe era di circa cinque ore.
Le piaghe delle palme avevano la forma di un triangolo nel quale si poteva introdurre il dito mignolo, così testimoniò don Giovanni Audia, inviato dal confessore ordinario per osservarla. Il confessore di Isabella, testimone qualificato delle sue virtù, sentì suo dovere registrare fedelmente i fatti e le esperienze soprannaturali della mistica.
I brani pubblicati in "Le apparizioni della Madonna ad Isabella Pizzi” sono tratti da La vita di Isabella Pizzi scritta dal suo confessore don Francesco Saverio Caligiuri, un manoscritto in quattro quaderni dell'archivio privato di Antonio Pizzi. “Scorrendo queste pagine (scrive d. Battista Cimino nella post-fazione) si ha l’impressione di trovarsi davanti a una creatura straordinaria sulla linea di S. Paolo Apostolo, innamorato del Signore, che riceve per rivelazione il Vangelo di Cristo; di S. Francesco d’Assisi spogliato e purificato del materialismo del mondo e rivestito dello Spirito di Cristo; di S. Faustina Kowalska, apostola della Divina Misericordia; di S. Pio da Pietralcina che aveva ricevuto il dono di leggere nei cuori; di Natuzza Evolo che vedeva e comunicava con gli angeli di Dio.
I passi scelti ci immergono direttamente nell’animo e nella mente di Isabella, diventata oggetto di benevolenza della SS. Trinità. In lei risplende la gloria del Paradiso attraverso le visioni, le apparizioni, le locuzioni interiori, le estasi, le stimmate. La sua stanza e la chiesa Madre di S. Giovanni in Fiore sono stati gli spazi sacri dove questa gloria si è rivelata e dove questa pianticella è cresciuta fino a raggiungere la vetta più alta dell’unione di un’anima con Dio: il matrimonio mistico.
Gesù si unisce misticamente alla sua sposa che ha deciso di vivere solo per Lui e Isabella non cerca altro nella vita che restare unita al suo celeste Sposo, fino a condividerne l’amara passione attraverso le stimmate, concesse solo a quanti hanno chiesto di amare Gesù fino alla vetta della Croce. Isabella è veramente "una eletta pianticella di viola” sbocciata sui monti della Sila dove un altro bellissimo Fiore era cresciuto secoli prima, cantore della SS. Trinità operante nella storia: Gioacchino da Fiore.
Isabella Pizzi e Gioacchino da Fiore si presentano come due personalità totalmente differenti ma unite da un grande amore, l’amore per Gesù Cristo, l’inviato del Padre Celeste, che ha riversato sull’umanità intera lo Spirito Santo per il rinnovamento dell’umanità. La piccola Isabella non ha avuto la fortuna di immergersi nello studio delle Sacre Scritture come Gioacchino, essendo a quei tempi proibita la lettura della Bibbia dopo l’avvento del protestantesimo, ma la grazia delle Sacre Scritture si è riversata abbondantemente su di lei come un dono dall’alto. Ella è la pianticella “innaffiata con le acque purissime e salutari della grazia”. Isabella condivide con Gioacchino da Fiore anche questo aspetto di oblio e di dimenticanza dalla pietà popolare locale. Ma la Provvidenza vuole che dopo anni di oblio la verità su Gioacchino e Isabella vengano alla luce e questi due colossi di santità siano finalmente esplorati come un tesoro di benedizione e di grazia.
*Presidente Centro Internazionale di Studi Gioachimiti