Il progetto nasce a Carlopoli nel Catanzarese dal sogno di trovare un'alternativa ai sacchetti di plastica. Il materiale naturale dura fino a sei mesi e sciogliendolo può essere riutilizzato
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Non è stata la questione economica a spingere Francesca Arcuri, di Carlopoli, a voler dar vita al suo progetto di involucri fatti con cera d’api e tessuti naturali, ma piuttosto una scelta etica, partita da abitudini che già per lei rappresentavano piccoli passi verso la sostenibilità.
Ricordando sua nonna che faceva lievitare naturalmente l’impasto del pane coprendolo con uno strofinaccio tessuto con la ginestra, in modo da aiutare la lievitazione, inizia a pensare ad un metodo per realizzare involucri. Fa delle ricerche e scopre che in realtà dei metodi simili ci sono già, ma che di certo non hanno niente di naturale. Decide quindi di voler provare a realizzare con la cera d’api qualcosa che potesse proteggere gli alimenti, in alternativa ai sacchetti di plastica che siamo ormai abituati ad utilizzare quotidianamente senza renderci conto che in realtà, come lei stessa dice «non sono né economici né sostenibili e nemmeno belli esteticamente, quindi perché non creare un’alternativa che sia anche piacevole da vedere?». Studia perciò i procedimenti, approfondisce la sua conoscenza sulle api e sulla cera, scoprendone anche le proprietà antibatteriche, antifungine e antiossidanti.
Il procedimento
Decide di sperimentare, e compra la cera da un ragazzo che produce miele a Castagna. Essendo allo stato grezzo, la scalda a una temperatura che deve essere sempre precisa, per via della sua sensibilità al calore, e la filtra, pur senza attrezzatura, dividendola poi in piccoli pezzi. Le stoffe che compra sono rigorosamente in cotone non colorato, affinché siano più naturali possibili, che dopo essere state disinfettate, vengono lavate, fatte sciugare all’aperto, e tagliate in varie misure. La cera viene sciolta nuovamente e stesa sui pezzi di tessuto con un rullo, che una volta impregnati vengono passati con il ferro da stiro, una ad una, asciugandosi in pochissimo tempo. Nonostante non abbia a disposizione ancora un laboratorio, né attrezzature che le consentano di facilitarle il lavoro, decide di continuare a realizzarle. Abbinando la sua creatività e una buona manualità acquisita da autodidatta, alla sua idea di creare un’alternativa sostenibile, anche nella confezione in cui presenta i suoi lavori. All’interno dell’imballaggio inserisce un foglietto con informazioni sul prodotto e istruzioni su come usarla al meglio. «La cera d’api utilizzata è prodotta da api felici che vivono tra le montagne di Castagna, in Calabria», si legge tra le altre cose.
L’Apellicola: utile e duratura nel tempo
«Per cercare di capire se fosse un buon metodo – spiega Francesca – ho pensato di testarlo facendolo provare alle mie amiche, che sono rimaste positivamente colpite dalla sua funzionalità. E ho deciso così, spinta anche da loro e da altre persone che credevano nel progetto, di proseguire, rendendo il prodotto accessibile anche a un pubblico più ampio. Insieme a loro abbiamo pensato a un logo e a un nome, scegliendo tra quelli che avessero la parola “ape”, e un filo conduttore con l’idea». Utile per avvolgere qualsiasi tipo di cibo, dalla frutta alla verdura, al pane, al formaggio, ideale in viaggio o per preservare uno spuntino o un pranzo fuori. Oltretutto duraturo nel tempo, fino a 6/7 mesi, e poi rigenerabile sciogliendo nuovamente la cera, oppure per creare stoppini per accendere il fuoco, senza usare carta, plastica o diavolina.
E molto semplice da usare: basta infatti il calore delle mani per ammorbidire l'involucro e aiutarlo ad adattarsi a una ciotola, un contenitore, o un pezzo di cibo. Man mano che l'involucro si raffredda, crea un sigillo e conserva il cibo naturalmente rallentando anche il processo di decomposizione. «Viste le richieste di comprare l’Apellicola come idea regalo, ho realizzato delle confezioni, anche queste seguendo un’idea di sostenibilità. Ho usato perciò carta, corda, iuta, a volte mettendo delle bucce d’arancia o piccoli rametti di lavanda per decorarle e profumarle. Inoltre i foglietti che inserisco sono fatti con carta riciclata piantabile – realizzate in collaborazione con Chiara Mastroianni – che dà vita a fiori che attirano le api. Si restituisce così quello che in qualche modo loro hanno dato a
noi».
Il messaggio di un’alternativa ecologica
«Il mio intento è ora quello di ricavarmi in casa un piccolo angolo da adibire a laboratorio, dove dedicarmi a questo e altri lavori manuali e dove usare la mia creatività. Cosa che amo fare fin da bambina, nonostante i miei studi siano stati completamente diversi dalla strada artistica» dice ancora Francesca, che al momento insegna in un istituto superiore e ha quindi poco tempo da dedicare alle sue passioni. «Noto poi con piacere che c’è molta apertura verso l’utilizzo di prodotti sostenibili, e questo mi spinge ancora di più a fare qualcosa, come un piccolo contributo verso una responsabilità che inevitabilmente dobbiamo prenderci nei confronti dell’ambiente. Non è una questione economica, ma piuttosto un lanciare un messaggio secondo il quale esiste un’alternativa ecologica ai nostri modi di fare».