Dalla ‘Nduja di Spilinga, al Pecorino del Monte Poro Dop, fino alla Cipolla rossa di Tropea Igp e a tutti gli altri prodotti tipici del territorio: quanto influiscono le specialità gastronomiche nostrane sul turismo in Calabria? Il turismo enogastronomico è una tipologia di viaggio sempre più in voga, che coinvolge ogni anno milioni di turisti, pronti a entrare in stretto contatto con la cultura locale di un luogo.

Secondo numerosi studi e ricerche di mercato a livello mondiale, negli ultimi anni, il 49% dei viaggiatori ha indicato il cibo e il vino come ragione determinante per la scelta della destinazione di un viaggio. Puntare al cibo come leitmotiv principale delle proprie vacanze è, infatti, un modo coinvolgente per inoltrarsi nelle tradizioni, usi e costumi di una zona, a partire dall’incontro con le persone del posto e dal desiderio di stare in compagnia.

In questo senso, l’enogastronomia non è più solo un elemento accessorio nell’ambito di un viaggio, bensì un fattore in grado di influenzare il comportamento del turista. Cosa aspettarsi, dunque, dall’offerta culinaria calabrese? Questo focus sul vibonese sottolinea la fama di alcuni prodotti che hanno reso la Calabria celebre nel mondo, a partire dagli eventi e dalle attrazioni della zona.

La ‘Nduja di Spilinga e il ‘Nduja Village 2022

Tappa imperdibile e fortemente amata dai turisti in Calabria è la tanto attesa Sagra della ‘Nduja, la storica manifestazione dedicata all’insaccato calabrese per eccellenza, che ha reso la città di Spilinga famosa in tutto il mondo. Uno degli eventi più famosi e partecipati della zona, quest’anno in versione ampliata, con il vasto programma dello ‘Nduja Village, che andrà in scena dal 4 all’8 agosto 2022. Inaugurata nel lontano 1975, è stata una delle prime manifestazioni di carattere gastronomico, folkloristico e culturale di tutta la Calabria, oggi in grado di attirare migliaia di turisti, pronti a calarsi nello spirito festoso del luogo.

Gli abitanti di Spilinga vivono l’occasione con trepidazione ed entusiasmo, nel desiderio di offrire ai visitatori accoglienza e genuinità con varie pietanze della tradizione a base di ‘Nduja: spaghetti, fagioli, 'nduja e cipolla, bruschette, polpette, verdure, panini e tante altre specialità fatte in case, sono solo alcuni dei piatti che troverete agli stand gastronomici.

Ma com’è fatta la ‘Nduja? Si chiedono spesso i turisti. Simile a un salume morbido e piccante, dal colore rossastro e di varie dimensioni, la ‘Nduja è un insaccato a base di peperoncino e carne di maiale, preparato artigianalmente d’inverno, quando è consuetudine per la gente del luogo – l’Altopiano del Poro – macellare il maiale. Si dice che il nome sia collegato al piemontese “salam dla duja” (salame della duia) e al francese “andouille” (salsiccia), tutti termini che prendono origine dal latino “inductilia”, da “inducere” («cose pronte per essere introdotte»). Può essere consumata spalmata sul pane, come condimento per primi e contorni, fino a guarnire la pizza e a dare sapore ai piatti più dispararti. In qualunque periodo dell’anno sceglierete questa zona come meta delle vostre vacanze, sarete accolti da aziende agricole locali impegnate nella produzione di ‘Nduja, pronte a offrirvi degustazioni tipiche e farvi immergere nelle usanze tradizionali del luogo.

Le antiche tradizioni del Pecorino del Monte Poro Dop

Rimanendo nel cuore dell’Altopiano del Poro, una delle attrazioni gastronomiche di questa zona è anche il Pecorino del Monte Poro, che nel 2020, con il Regolamento CEE N°. 2081/92, ha ottenuto il riconoscimento comunitario della Dop – Denominazione di Origine Protetta – divenendo così uno dei formaggi più rappresentativi del panorama lattiero caseario dell’intera Calabria. Questo riconoscimento ha spinto sempre più aziende a configurarsi in chiave innovativa, pur mantenendo ben saldo il legame con la tradizione e, dunque, la profonda vocazione all’accoglienza.

In queste zone, infatti, sono numerose le strutture a conduzione familiare legate alle antiche tradizioni, dove i turisti possono immergersi nella storia e nel processo di lavorazione del formaggio, partecipando a visite guidate e degustazioni in cui il Pecorino del Poro DOP fa da padrone. Già nel 1571, Gabriele Barrio, nel trattato di “De Antichitate et situ Calabria”, cita il pecorino con riferimento al territorio di origine e documenta l’arte di trasformare il latte in formaggio a livello locale. Oggi continua a essere una tradizione sacra della nostra terra, che accoglie fieramente i turisti, appostato, come sul trono, negli stand del mercato.

Prodotto con latte di pecora o vacca, nelle versioni fresco, semi-stagionato e stagionato, questo pecorino vede un processo in cui si fa coagulare il latte ovino con caglio di capretto o agnello, si rompe la pasta rendendola a grana fine e si pone nelle fiscelle senza cottura, premendo le forme con le mani. Dopo aver spurgato le forme dal siero, queste si salano e si fanno stufare. Poi, prima di porlo in stagionatura, si massaggia la crosta con olio di oliva e peperoncino, dando la caratteristica coloratura aranciata. Il prodotto è reso unico da alcuni elementi presenti sull’altopiano del Poro, come la ginestra, il mirto, l’olivastro selvatico, il lentisco e il biancospino, in grado di conferirgli una caratterizzazione organolettica distintiva rispetto agli altri formaggi a base di latte ovino: un sapore intenso, aromatico e piccante, che fa di questo formaggio un tripudio di gusto legato alla Calabria più pura, autentica e selvaggia.

L’unicità iconica della Cipolla Rossa di Tropea IGP

E come apprezzare il pecorino se non con una gustosa marmellata a base di Cipolla Rossa di Tropea? Perla del Tirreno, Borgo dei Borghi 2021, città di mare cristallino, di grotte nascoste e di antiche leggende, Tropea è conosciuta e affermata nel mondo anche per l’iconica cipolla che ogni anno raccoglie migliaia di turisti sulla Costa degli Dei. Basta addentrarsi per le strade del circondario che ogni piazzola è un’esposizione di trecce di cipolla in una caratteristica scenografia di sapori e costumi della zona. O passeggiare per le vie dei mercati per ascoltare i racconti di contadini e produttori locali legati alla tradizione culinaria di quest’ortaggio rinomato.

Nel 2008, la Cipolla Rossa di Tropea è stata accreditata, secondo il Reg. CE n. 284/2008 della Commissione, con il marchio Igp (Indicazione geografica protetta), avvalorando la storia, l’ambiente, la coltura e la lavorazione che distinguono quest’ortaggio nel mondo. Nel 2009 è stato anche istituito il Consorzio di Tutela della Cipolla Rossa di Tropea, che si propone di combattere la contraffazione e di diffondere la cipolla di Tropea nella grande distribuzione, promuovendo e tutelando la sua certificazione. Ma in cosa si caratterizza questo ortaggio rispetto alle sue simili? Coltivata in queste zone da oltre duemila anni, le sue origini sono legate a dei fossili ritrovati in Asia centro-occidentale e sembra che fu importata in Calabria dai Fenici, diffondendosi maggiormente nel periodo borbonico, fino ai mercati nord europei.

Le sue autentiche caratteristiche – la forma rotonda od ovaidale, il colore rosso violaceo, la croccantezza e la dolcezza del gusto – sono frutto dei fattori climatici particolarmente stabili che interessano la zona, nonché per la mitezza esercitata dalla vicinanza del mare e dai terreni freschi e limosi. È un piacere gustarla cruda in insalate miste o semplicemente accompagnando basilico e pomodori; oppure cotta per condire sughi, caponate o zuppe, per non parlare di pietanze come la frittata o le frittelle di cipolla. Il turista giunto a Tropea troverà spesso sul menù la tagliata di tonno con cipolla rossa in agrodolce, per non parlare delle degustazioni di formaggi abbinati a marmellata di cipolle e persino il gelato al gusto di cipolla. Alla fine di un viaggio da queste parti, non mancherà un giro tra gli scaffali di botteghe e baracchini caratteristici della zona, per cui un vasetto di ricette a base di cipolla potrà essere, tra gli altri, il souvenir perfetto per commemorare il tour in Calabria nel segno della proposta gastronomica.