A guardarlo dalla riva, il lago, a differenza del mare, rassicura sulla sua capienza. Le sponde a vista danno modo di accertarsi della sua limitatezza ma non per questo rendono l'esercizio dell'immaginazione, del pensiero e della riflessione meno avvincente per chi sta lì ad osservarlo.

In Calabria, nella provincia di Vibo Valentia, ed esattamente nei territori dei comuni di Maierato e Monterosso Calabro, il lago Angitola occupa una superficie di circa 1,96 km². Il bacino artificiale dista circa 3 chilometri dal golfo di Sant'Eufemia, una sottile striscia di terra separa così le acque del Tirreno da quelle lacustri. Creato nel 1966 attraverso lo sbarramento del fiume Angitola, il lago si inserisce in un'area considerata a tutti gli effetti un'oasi naturalistica. Ad arricchire e rendere ancora più suggestiva la zona trovano posto oliveti, esemplari di pioppo nero, salice bianco, eucalipto, quercia da sughero e tante altre varietà di piante. Tra le specie di uccelli che si possono ammirare nei pressi del bacino artificiale vanno citati il falco pescatore, il falco di palude, l'airone bianco, l'airone rosso, l'airone cenerino, la spatola e lo svasso maggiore.



Attorno al lago sono tuttora visibili i ruderi di Rocca Angitola. Secondo la leggenda, il centro sarebbe sorto sulle rovine dell'antica città di Crissa, fondata da Crisso, fratello di Panopeo. Un borgo a cui, nel corso degli anni, sono stati attribuiti diversi nomi. Da Rocca Niceforo, in omaggio al condottiero bizantino Niceforo Foca il vecchio, a Kastron fino ad arrivare in tempi più recenti all'attuale denominazione.

Secondo quanto emerso da alcuni registri angioini, l'antica città nel 1276 contava 1228 abitanti. Da altri documenti risulta che nel 1474 Rocca Angitola contasse diciotto casali sotto la sua giurisdizione. Nel 1532 sono 141 le famiglie che popolano l'area, nel 1545 il numero dei nuclei familiari sale a 263 e nel 1651 passa a quota 275.



Con i terremoti del 1638 e 1659 lo spopolamento della Rocca subisce un'importante accelerazione. Molti abitanti lasciarono inoltre la zona per via dell'aria malsana che la caratterizzava. Nel 1783 un nuovo terremoto rade al suolo le ultime costruzioni e, in quello stesso anno, alcuni oggetti sacri non andati distrutti vengono trasferiti nei paesi limitrofi. Tra questi, tre campane vennero portate a Maierato ed un prezioso crocifisso del 1400 spostato nella chiesa matrice di San Giorgio Martire a Pizzo.

Oggi Rocca Angitola si presenta con il suo cuore antico, fatto di ruderi e silenzio, di fronte al lago. Poco più su delle sue sponde. Un monumento alla memoria che cambia di giorno in giorno, al contrario del vento che lo attraversa. Dall'alto il vecchio borgo domina il paesaggio e governa la scena, non per rubarla ma per ricoprire ancora un ruolo sul palcoscenico del mondo.