A Eianina, frazione di Frascineto, paese di origini albanese nel Parco Nazionale del Pollino, si svolge ogni anno un evento particolare in cui religione, tradizione e culto sono incorniciati da un contesto geografico suggestivo. Tra le Piccole Dolomiti di Frascineto, così vengono chiamate le montagne che sovrastano il massiccio che ci separa dalla Basilicata, si svolge Pashkët e arbëreshëvet, la Pasqua degli italo-Albanesi, ovvero la festa della Madonna di Lassù – Vallet e Shën Mërisë Këtje Lart. Quest'anno la tradizionale giornata si svolgerà il 14 di aprile quando in paese canti e danze, affiancati dai tipici vestiti arbëreshë, coloreranno i vicoli in onore della Madonna degli Aramei o delle Arëmi, del quale rimane un enorme rudere costruito nella roccia in alto al paese, luogo contemplativo che fu dimora dei monaci basiliani.

 

Il rudere e come arrivarci

I ruderi del santuario della Madonna degli Aramei o delle Arëmi, conosciuta anche come Madonna di Lassù per la sua altezza, risalgono al X-XI secolo e si trovano a circa 8 chilometri dal centro arbëreshë - 850 metri di altezza sul livello del mare - costruiti tra le rocce del Timpone del Corvo. Qui i monaci basiliani arrivavano dal vicino monastero di San Pietro per passare periodi di ritiro e preghiera, usufruendo delle celle costruite all'interno dell'edificio. Per arrivarci basterà percorrere alcuni chilometri in auto, per poi parcheggiare e continuare il cammino a piedi per i restanti due chilometri circa, tramite il percorso dell'Eremita. Lungo la strada il panorama che si staglierà davanti ai vostri occhi vi permetterà di distinguere il centro abitato di Frascineto, la cittadina di Castrovillari, fino agli altri paesi come Acquaformosa, Firmo, Lungo - anche questi di origine albanese - Alessandria del Carretto, Saracena, i monti dell'Orsomarso e alcune zone della piana di Sibari. Una volta arrivati vi troverete davanti un grande rudere grazie al quale non vi sarà difficile immaginare come fosse strutturato il santuario, in cui si delineano ancora le mura e l'altare. La complessità della costruzione, avvenuta completamente nella roccia, a eccezione della parte sud dove vi era l'ingresso, dona subito a chi si trova di fronte la consapevolezza dell'alto impegno nell'erigere questo luogo sacro e lontano da tutto dedicato alla meditazione e alla penitenza. Il nome “Madonna delle Armi” deriva dal greco Ton armon, che si traduce con "delle grotte", che si riferisce alle cavità presenti sulle Piccole Dolomiti di Frascineto. Secondo alcune teorie invece il termine “Aramei” potrebbe riferirsi ad un’antica popolazione, nominata più volte nell’Antico Testamento, che abitava nella Mesopotamia e nelle zone dell’attuale Turchia e Siria. Quest'ultima potrebbe essere arrivata in Calabria durante la fuga dalle persecuzioni nei riguardi dei cristiani da parte dei popoli musulmani.

 

Il rito e le danze arbëreshë

Gli abitanti della frazione di Eianina, ma non solo, erano soliti fino a qualche tempo fa arrivare nel giorno della Pasqua albanese in cima all'eremo, per fare visita al rudere dove pare fosse ancora visibile un affresco dedicato alla Madonna, ora purtroppo andato perduto. Di fianco al santuario si trova una grotta, che ospitava in un angolo la statua a lei dedicata, ora rimasto vuoto dopo che quest'ultima venne trafugata. Proprio qui, dopo la salita, si poteva assistere alla celebrazione della liturgia in greco - bizantino, che si differenzia da quello di chiesa romana anche per l'armonia delle strofe che non vengono recitate ma cantate, e dalla posizione del papas - il prete -  con le spalle ai presenti e rivolto in questo caso ai ruderi. Alla liturgia seguiva un pranzo fatto ai piedi del santuario, molto partecipato, un momento di condivisione per la comunità arbëreshë devota alla Madonna di Lassù che le dedicava, durante la discesa verso il centro abitato, danze e canti antichi e struggenti.

 

In paese i festeggiamenti della Pasqua si faranno sentire. Già prima di arrivare sentirete cantare le strofe di una lingua sconosciuta, l'arbëreshë appunto, lontana da qualsiasi idioma parlato in Calabria se non nei paesi albofoni, che accompagneranno le tradizionali vallje. Si tratta di danze di gruppo durante le quali si formano delle grandi spirali, mentre ci si tiene per mano oppure tramite un fazzoletto. Tra i passi che seguono melodie dolci ma anche incalzanti, si cantano, oltre a strofe dedicate a Maria di Lassù, anche le gesta di Giorgio Castriota detto Scanderbeg, l'eroe che alla guida del suo esercito sconfisse l’avanzata turca, mettendo in salvo la città di Kruja il 24 aprile del 1467, orgoglio del popolo albanese e simbolo di appartenenza alla comunità. Oltre cinque secoli di storia che rivivono nella giornata della Pasqua, quando a Eianina ci si riunisce per uno spettacolo colorato e allegro. I colori vivaci dei vestiti delle donne che si aprono al roteare dei passi perfettamente eseguiti, riempiono le strade di sfumature allegre ed eleganti, tra stoffe pregiate di colore blu e fuxia abbellite da morbide giacchette, il tutto impreziosito da ricami in fili d'oro. Alcune delle danze vengono interpretate solo dagli uomini, e rappresentano le strategie di combattimento usate da Skanderbeg per catturare i nemici, con passi forti e ma allo stesso tempo eleganti. Le vallje vengono eseguite solitamente nei paesi arbëreshë il martedì dopo Pasqua, proprio perché la vittoria del condottiero avvenne in quei giorni, mentre nella frazione di Eianina l'evento si svolge la seconda domenica dopo Pasqua, ovvero nel giorno della Pashkët e arbëreshëvet. Anche i giovani e le giovani appartenenti alla comunità indossano i pregiati abiti con orgoglio, dimostrando attaccamento alle proprie radici, elemento che contraddistingue gli albanesi d'Italia. L’evento avrà inizio alle 16:00 e vedrà la presenza dei gruppi di Civita, San Costantino Albanese, San Martino di Finita, San Benedetto Ullano e Santa Sofia D’Epiro.