Il Bos Primigenius e Locri Epizephiri, i Castelli e le ferriere di Mongiana, i Bronzi e Ferramonti: i siti storici e artistici della nostra regione raccontano secoli di bellezze e autenticità
Dalla preistoria alla Magna Grecia fino ai nostri giorni: la storia della Calabria raccontata da 10 monumenti
Dalla preistoria alla Magna Grecia fino ai nostri giorni: la storia della Calabria raccontata da 10 monumenti
Dalla preistoria alla Magna Grecia fino ai nostri giorni: la storia della Calabria raccontata da 10 monumenti
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La Grotta del Romito è una grotta situata nella campagna di Papasidero, in provincia di Cosenza, Calabria. La grotta è stata scoperta nel 1961 e contiene importanti testimonianze di insediamenti umani preistorici, risalenti al Paleolitico superiore. Tra le principali testimonianze della Grotta del Romito ci sono le famose pitture rupestri, risalenti a circa 12.000 anni fa, che rappresentano animali come cervi, cavalli, bisonti e bovini. Tra questi, spicca la figura del Bos primigenius, ovvero il bisonte europeo, che compare in diverse rappresentazioni. Il Bos primigenius è stato uno degli animali più importanti per le popolazioni preistoriche, in quanto rappresentava una fonte importante di cibo e di materie prime, come le ossa e la pelle. La presenza di numerose rappresentazioni del Bos primigenius nella Grotta del Romito indica l'importanza di questo animale nella vita delle popolazioni preistoriche della zona. Le pitture rupestri della Grotta del Romito rappresentano anche una testimonianza della creatività artistica delle popolazioni preistoriche, che utilizzavano le pareti delle grotte come supporto per le loro rappresentazioni. Le pitture sono state oggetto di studi e ricerche da parte di numerosi studiosi e archeologi, che hanno cercato di ricostruire la vita e le abitudini delle popolazioni preistoriche della zona. La Grotta del Romito e le sue testimonianze rappresentano un importante patrimonio storico e culturale della Calabria e dell'Italia, e costituiscono una tappa obbligata per gli appassionati di archeologia e di storia antica.
Sybaris e Locri Epizephiri sono due città antiche della Magna Grecia, situate sulla costa ionica della Calabria. Entrambe fondate dai coloni greci nel VII secolo a.C., hanno giocato un ruolo importante nella storia della regione e della cultura greca. Sybaris, situata nell'odierna zona di Sibari, fu fondata dai coloni greci provenienti da Achaea e Laconia. La città divenne presto una delle più importanti della Magna Grecia, grazie alla sua posizione strategica e alla ricchezza derivante dal commercio e dall'agricoltura. Sybaris era una città opulenta e lussuosa, famosa per i suoi giardini, le feste e i banchetti. Tuttavia, la sua ricchezza eccessiva creò una società corrotta e decadente, che alla fine portò alla sua distruzione nel 510 a.C. Locri Epizephiri, situata nell'odierna zona di Locri, fu fondata dai coloni greci provenienti dalla città di Locri in Locris. La città divenne presto un importante centro politico e culturale della Magna Grecia, con una fiorente economia basata sul commercio e sull'agricoltura. Locri Epizephiri era anche famosa per la sua scuola filosofica, frequentata da personaggi illustri come Zaleuco e Timaeus. Durante il periodo romano, la città continuò a prosperare e fu una delle più importanti della Calabria. Tuttavia, con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, la città fu abbandonata e cadde in rovina. Oggi, Sybaris e Locri Epizephiri sono importanti siti archeologici, che testimoniano la grande importanza che queste città hanno avuto nella storia della Magna Grecia. A Sybaris, gli scavi archeologici hanno portato alla luce importanti resti della città antica, tra cui i resti del tempio di Hera e del teatro. A Locri Epizephiri, gli scavi hanno portato alla luce importanti resti della città antica, tra cui il santuario di Persefone e il teatro. La visita a questi siti archeologici è un'esperienza indimenticabile per chiunque voglia scoprire la storia e la bellezza della Calabria e della Magna Grecia.
Il Castello Carlo V di Crotone, situato sulla costa ionica della Calabria, è uno dei monumenti più importanti della città. Costruito nel XVI secolo per volontà dell'imperatore Carlo V, il castello sorge su un'altura che domina il mare e la città antica. La struttura, di forma quadrangolare, è circondata da quattro torri angolari e presenta un ampio cortile interno. All'interno è possibile visitare il Museo Archeologico Nazionale di Crotone, che ospita numerosi reperti provenienti dal territorio circostante, tra cui vasi, monete, statue e mosaici romani e greci. Al piano superiore del castello si trova la Sala delle Armi, che conserva antiche armi da guerra e da caccia. La vista panoramica dalla sommità del castello è mozzafiato, con il mare cristallino che si estende all'orizzonte e la città vecchia che si estende ai piedi della collina. Nel corso della sua storia, il Castello Carlo V è stato utilizzato come fortezza militare, prigione e sede di uffici pubblici. Oggi è aperto al pubblico per visite turistiche e ospita eventi culturali e mostre temporanee. Una visita al Castello Carlo V è un'esperienza indimenticabile per chiunque voglia scoprire la storia e la bellezza della Calabria.
Nel XV secolo la Calabria passò sotto il controllo del Regno di Napoli, e il Castello Aragonese di Reggio Calabria fu uno dei simboli di questo periodo storico. Costruito nel XIII secolo, il castello fu ampliato e ristrutturato dagli Aragonesi e oggi ospita il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, che conserva alcune delle più importanti opere d'arte della Magna Grecia.
Le Reali Ferriere di Mongiana sono un complesso industriale storico situato nella città di Mongiana, in provincia di Vibo Valentia, in Calabria. La sua costruzione risale alla fine del XVIII secolo, quando il re Ferdinando IV di Borbone decise di sfruttare le risorse minerarie della zona per produrre acciaio. Il complesso industriale comprendeva diverse strutture, tra cui un forno, una fucina, un magazzino per il carbone e una serie di canali d'acqua per alimentare le macchine. Le materie prime utilizzate per la produzione dell'acciaio erano il ferro e il carbone, provenienti dalle miniere circostanti. Le Ferriere di Mongiana furono in attività fino alla fine del XIX secolo, quando la concorrenza di altre industrie siderurgiche e la crisi economica del Regno di Napoli fecero chiudere la fabbrica. Nel corso degli anni, il complesso industriale cadde in rovina. Tuttavia, negli ultimi decenni, sono stati effettuati importanti interventi di restauro e conservazione, che hanno permesso di recuperare l'edificio storico e di restituire alla città di Mongiana un importante patrimonio culturale e industriale. Oggi, le Ferriere di Mongiana sono aperte al pubblico per visite guidate e ospitano eventi culturali e mostre temporanee. La visita alle Ferriere di Mongiana è un'esperienza unica per chiunque sia interessato alla storia dell'industria e della tecnologia in Italia. La bellezza dell'edificio industriale, la maestosità delle macchine e l'impressionante ingegneria idraulica utilizzata per alimentare le attività produttive rendono questo sito unico nel suo genere.
Nel XIX secolo la Calabria fu teatro di un'epoca di violenza e di conflitti noti come il brigantaggio. Il museo, ospitato in un'antica abitazione del centro storico di Panettieri, nasce come allestimento da ascoltare, scoprire e guardare alla scoperta della vita e delle vicende del celebre brigante Giosafatte Tallarico. Cassetti, botole e nascondigli, nonché schedari libri e riproduzioni antiche che forniscono una preziosa testimonianza sulle vicende del fenomeno brigantesco calabrese e sulla storia caratteristica di un personaggio così rilevante nel panorama dell'epoca. Vale la pena di ricordare che soprattutto oggi, periodo contrassegnato dalle celebrazioni per il 150° ammiversario dell'Unità d'Italia, molti studiosi stanno portando a nuova luce eventi, fatti e situazioni per troppo tempo lasciati nascosti tra le pieghe della storia. In questa fase di revisione, anche il fenomeno del brigantaggio e dunque i protagonisti principali che parte della storiografia ha per tanto tempo rappresentato come truci, sanguinari, delinquenti, stanno subendo un processo di rivalutazione che assegna loro un ruolo diverso da quello attribuitogli finora. Le bande di malviventi, dediti a ruberie, saccheggi, rapimenti e omicidi furono in realtà, molto più spesso di quanto non si creda, folle di cittadini disperati ed esasperati dai soprusi e dalle angherie degli invasori di turno. Luoghi come il Museo del Brigante possono allora cercare di rimettere in equilibrio l'asse della storia, con le sue più profonde verità.
È possibile effettuare visite guidate e organizzare visite didattiche.
La città di Reggio Calabria ha subito appieno l’influenza dell’arte fascista, soprattutto per quanto riguarda l’architettura. In molti conosceranno il Cippo marmoreo dedicato a Vittorio Emanuele III, al centro dell’anfiteatro sul lungomare della città dello Stretto, realizzato da Camillo Autore nel 1932. All’interno del monumento è possibile ammirare la statua raffigura Athena Promachos (la Dea Athena combattente), che difende la città realizzata dallo Scultore Bonfiglio nello stesso anno. È possibile ammirare su Corso Garibaldi il palazzo della Banca d’Italia un'edificio occupa l'intero isolato delimitato dal corso Garibaldi e le vie Biagio Camagna, Palamolla e Zaleuco. Nela stessa zona è presente anche Palazzo Mazzitelli, realizzato anch’esso da Camillo Autore. Esempio di architettura razionalista, la Casa del Fascio di Reggio Calabria fu inaugurata alla fine del 1936. Durante il fascismo la Casa del Fascio costituiva il centro politico, culturale e sociale reggino; nello stesso edificio era infatti ospitata la caserma dei Fasci giovanili di Reggio Calabria, dedicata a Luigi Razza, ex ministro del governo Mussolini e deceduto nel 1935. Un'altra struttura costruita in quegli anni e realizzata nei canoni fascisti è il Museo Nazionale della Magna Grecia. Molti anche i palazzi istituzionali: Palazzo delle Poste e Telegrafi, gli Uffici Comunali e la stazione Ferroviaria. Anche il Duomo presenta degli elementi a seguito degli interventi di ricostruzione nel 1928 soprattutto l'interno in stile romanico con motivi classici.
Il campo di concentramento di Ferramonti è stato uno dei pochi campi di concentramento esistenti in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale. Situato vicino alla città di Tarsia, in provincia di Cosenza, il campo è stato utilizzato principalmente per internare ebrei e antifascisti. Il campo di Ferramonti è stato istituito nel 1940, dopo l'entrata dell'Italia nella guerra, e ha ospitato circa 3.800 prigionieri durante il suo periodo di attività. La maggior parte dei prigionieri era di origine ebraica, proveniente principalmente dall'Europa centrale e orientale, ma c'erano anche italiani e antifascisti stranieri. Il campo era gestito dalle autorità italiane, ma a differenza di altri campi nazisti, il trattamento dei prigionieri era relativamente umano. I prigionieri ricevevano un'adeguata alimentazione e assistenza medica, e spesso venivano impiegati in lavori agricoli o artigianali. Il campo di Ferramonti è stato anche un luogo di resistenza ebraica e antifascista. I prigionieri organizzavano spesso attività culturali e sportive, e alcuni di loro hanno collaborato con la Resistenza italiana. Il campo è stato infatti il luogo di nascita del primo gruppo partigiano ebraico in Italia. Dopo la fine della guerra, il campo di Ferramonti è stato chiuso e dimenticato per molti anni. Solo dopo la fine degli anni '80, grazie all'impegno di un gruppo di sopravvissuti e di studiosi, il campo è stato riscoperto e valorizzato come luogo di memoria. Oggi è possibile visitare il sito e il museo che racconta la storia del campo e dei suoi prigionieri. Il campo di Ferramonti rappresenta un importante simbolo di resistenza e umanità in un periodo storico segnato dalla barbarie e dalla violenza. La sua memoria ci invita a riflettere sulla necessità di preservare la pace e la dignità umana, e di combattere ogni forma di discriminazione e intolleranza.
I Bronzi di Riace sono due statue in bronzo di epoca greca, risalenti al V secolo a.C., ritrovate nel mare di Riace, vicino alla città di Reggio Calabria, nel 1972. Le statue, alte rispettivamente 2,09 e 1,98 metri, raffigurano due guerrieri armati, in piedi, in posizione di attesa. Sono considerate una delle opere più importanti dell'arte greca antica, per la loro bellezza, la maestria tecnica e l'espressione di forza e di vigore. Le statue, che rappresentano due guerrieri di età diversa, sono state realizzate con la tecnica della fusione a cera persa e presentano numerosi dettagli realistici, come le vene delle braccia e le pieghe dei vestiti. Le statue sono esposte al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, dove costituiscono una delle principali attrazioni turistiche della città. I Bronzi di Riace sono considerati un tesoro nazionale italiano e un simbolo della Calabria e della Magna Grecia. La loro scoperta ha suscitato grande interesse e ammirazione nel mondo dell'arte e della cultura, e continua a stimolare la curiosità e l'ammirazione dei visitatori di tutto il mondo.
Oggi la Calabria è una regione in continua evoluzione, che guarda al futuro con ottimismo e determinazione. Il MAB, acronimo di Museo all'Aperto Bilotti, è stato inaugurato nel 1996 e ospita una collezione permanente di opere d'arte contemporanea, esposte all'aperto lungo il Corso Mazzini. Le opere, realizzate da artisti di fama nazionale e internazionale, sono posizionate in modo da interagire con l'ambiente urbano circostante, creando un dialogo tra l'arte e la città.
Il MAB è stato ideato e finanziato dal collezionista d'arte Carlo Bilotti, che ha voluto creare un museo all'aperto accessibile a tutti, nel cuore della città. Le opere presenti nel museo spaziano dalle sculture ai bassorilievi, dalle fontane alle installazioni, e sono realizzate in materiali diversi, come il marmo, l'acciaio, il ferro e la pietra. Le opere d'arte presenti nel MAB sono state realizzate da artisti di fama nazionale e internazionale, tra cui Mimmo Rotella, Giuseppe Spagnulo, Sandro Chia, Mimmo Paladino e molti altri.
Il museo è stato progettato in modo da integrarsi perfettamente con il contesto urbano, e le opere sono state posizionate in modo da creare una connessione con l'architettura e la storia della città. Il MAB è diventato una delle principali attrazioni culturali di Cosenza, e rappresenta un'esperienza unica per i visitatori interessati all'arte contemporanea e alla città.
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