Riqualificazione del territorio, nuove strade e progetti che attirano un numero sempre più consistente di turisti e visitatori. A raccontare il percorso virtuoso della cittadina reggina il vicesindaco Gianfranco Marino
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Se c’è un luogo che assieme a pochi in Calabria, sfida la deriva dell’abbandono, quello è Bova. E non perché anch’esso non soffra di quella tendenza, ma perché in 30 anni ha compiuto un percorso virtuoso che oggi la identifica come uno dei pochi territori calabresi delle aree interne che ce l’ha fatta.
A raccontare questa storia di successo che poi si è affermato come modello per tutta l’area grecanica è Gianfranco Marino, vicesindaco di Bova: «Non esiste una ricetta unica o una bacchetta magica che dall’oggi al domani sia in grado di trasformare criticità in opportunità. Si tratta piuttosto di una serie di componenti che vanno da un’intuizione avuta da un’amministrazione illuminata cui le altre hanno dato continuità a una serie di altre contingenze favorevoli. Quando tra gli anni Ottanta e Novanta ci siamo trovati di fronte al bivio tra la vita e la morte del paese, abbiamo iniziato a ragionare per individuare linee di azione concrete attraverso le quali scongiurare il triste destino che ha risucchiato molti altri paesi dell’area».
Esistevano all’epoca ingenti fondi stanziati da Regione Calabria. Erano le risorse stanziate dalla legge regionale 2 del 1978 post terremoto per la ricostruzione del centro abitato presso altro sito: 4 miliardi e 500 milioni di lire. Attraverso un’azione politica seguita a una riflessione su quale potesse davvero essere il futuro di Bova, nel 1997 il provvedimento fu modificato con la legge 3 dello stesso anno. Il nuovo dettato riconvertì quei miliardi destinandoli al recupero dell’esistente: il risultato di una interlocuzione costante tra l'amministrazione comunale e l'assessorato ai lavori pubblici della Regione all'epoca guidato da Pietro Fuda.
Ad ogni nucleo familiare furono assegnati fino a un massimo di 28 milioni di vecchie lire per il rifacimento delle opere edilizie private. «Da li è stato un percorso lento ma costante che è giunto fino ai nostri giorni. Si è partiti dalle ristrutturazioni fino ad arrivare alla pianificazione di una programmazione culturale che diventasse un vero e proprio marcatore culturale di area e che potesse essere storicizzato», continua Marino, snocciolando i tasselli messi insieme.
Una stretta collaborazione tra settore pubblico e privato tesa a valorizzare tutto il patrimonio edilizio, l’idea di un grande Festival, il Paleariza che per diversi anni ha portato a Bova - e poi in tutta l’area grecanica - migliaia di persone, la promozione di un modello di ospitalità diffusa come quarto pilastro di un’azione di rilancio che si saldasse alle nuove tendenze del turismo naturalistico nell’ambito del quale operava la cooperativa San Leo di Bova.
Il pubblico e i turisti cominciarono arrivare con un flusso costante che continua a mantenersi e crescere fino ad oggi. «Negli anni abbiamo cercato di rispondere con iniziative concrete alla domanda che si interrogava sul perché e sul come Bova dovesse accogliere il pubblico. L’idea di allora ci ha portato fino a dove siamo arrivato oggi: quando arrivi da noi, trovi un paese vivo, con diverse attività che lavorano e che offrono ospitalità, percorsi culturali ed enogastronomici, servizi che funzionano ed una qualità della vita molto alta.
Oggi siamo in una nuova fase. Stiamo terminando di realizzare il progetto “Il borgo della Filoxenia” e stiamo completando l’attività di recupero delle strutture comunali che ha permesso l’apertura di tre musei: quello della lingua greca Gherard Rholfs, quello di Paleontologia dell’Aspromonte e quello dedicato ai costumi della Magna Grecia di prossima apertura. Abbiamo ristrutturato il selciato delle vie cittadine, installato le panchine letterarie e comprato un set di biciclette elettriche per le quali verranno installate le colonnine di ricarica che contribuirà a migliorare i servizi legati agli itinerari di montagna».
A coronamento di questo percorso anche la nuova strada di collegamento mare-montagna che offre la possibilità di arrivare dal borgo alla costa con 10 minuti di auto e che sottrae Bova all’isolamento, consentendo di contemplare la possibilità di scegliere di viverci. «Quello che oggi offriamo è la possibilità di effettuare una scelta di qualità. Le condizioni iniziano ad esserci tutte».