Meloni cita il Manifesto di Ventotene e commenta: «Non è la mia idea di Europa». Scoppia la bagarre e il presidente Fontana sospende la seduta
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Via libera dell'Aula della Camera alla risoluzione della maggioranza sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio Europeo. I sì sono stati 188, i no 125 e 9 gli astenuti.
La discussione in Aula
«Non so se questa è la vostra Europa ma certamente non è la mia», ha detto la presidente del Consiglio alla Camera, che in conclusione della sua replica ha citato alcuni passaggi del Manifesto di Ventotene, rivolgendosi alle opposizioni. «Non mi è chiarissima neanche la vostra idea di Europa, perché nella manifestazione di sabato a piazza del Popolo e anche in quest'aula è stato richiamato da moltissimi partecipanti il Manifesto di Ventotene: spero non l'abbiano mai letto, perché l'alternativa sarebbe spaventosa», ha esordito in questa risposta Meloni, «contenta» di «citare testualmente» alcuni passaggi del testo scritto da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi.
Dure le proteste dai banchi dell'opposizione con fischi dopo la lettura della premier. Applausi dai banchi del centrodestra ma dal centrosinistra fischi e urla. Il presidente Lorenzo Fontana è stato costretto a sospendere la seduta. Dopo la ripresa dei lavori ancora nuove proteste dell'opposizione in Aula. In una serie di interventi accalorati Marco Grimaldi, Federico Fornaro e Matteo Richetti hanno preso la parola stigmatizzando l'accaduto e chiedendo un intervento del presidente Fontana. L'Aula si è scaldata con parlamentari in piedi e che urlavano da una parte e dall'altra il presidente Fontana ha nuovamente interrotto e convocato i capigruppo.
«Qui è accaduto un atto grave - ha detto il Dem Federico Fornaro rivolgendosi a Fontana -: il Manifesto di Ventotene è l'inno dell'Europa federale contro i nazionalisti che hanno prodotto due guerre e usare in questa maniera il Manifesto è inaccettabile. Noi siamo qui grazie ad Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e siamo qui in questo Parlamento grazie a questi uomini che non possono essere insultati, derisi. Non si può fare la caricatura, è inaccettabile. Lei è il presidente e questo è un luogo sacro della democrazia siamo qui grazie a quegli uomini e a quelle donne».
A protestare anche Marco Grimaldi di Avs e Alfonso Colucci di M5s che ha sottolineato: «Vergogna, non c'è più spazio per il fascismo». Parole che hanno fatto alzare ancora la tensione. L'acme si è però raggiunto quando Matteo Richetti ha nuovamente citato la parola fascismo e a quel punto Galeazzo Bignami dai banchi di FdI ha gridato: «Ma basta!». La seduta è stata sospesa con i parlamentari di entrambi gli schieramenti in piedi e che urlavano verso i banchi opposti.