Il generale iraniano, da tempo nella lista nera degli Stati Uniti, è stato colpito in auto sulla strada dell'aeroporto di Bagdad. Washington: «Proteggeremo sempre i nostri interessi». Ora il rischio di un conflitto è concreto
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Due giorni dopo l'assalto all'ambasciata statunitense in Iraq, gli americani hanno risposto: un raid statunitense sull'aeroporto di Bagdad ha ucciso il generale iraniano Qassem Soleimani, responsabile delle operazioni coperte di Teheran e uomo chiave del regime degli ayatollah. Un attacco notturno che rischia di portare Stati Uniti e Iran sull'orlo della guerra, la miccia che potrebbe far esplodere una tensione già molto alta nel confronto tra i due Paesi.
Poco dopo la mezzanotte, una pioggia di missili ha colpito due veicoli che si trovavano vicino l'aeroporto. Fonti della sicurezza irachena hanno subito chiarito che era stato raggiunto un convoglio Hashed (la coalizione paramilitare filo-iraniana) e ucciso otto persone, tra cui «figure importanti».
Il Pentagono: «L’ordine partito da Trump»
La conferma è giunta dal Pentagono: «Il 'numero 2' di Hashed, Abu Mahdi al-Muhandis, e il capo delle Forze al-Quds, Qassem Soleimani, sono stati uccisi in un bombardamento americano che ha colpito la loro auto sulla strada dell'aeroporto di Baghdad», ha riferito un portavoce.
Il raid, si legge in una nota, è stato ordinato direttamente da Donald Trump che ha poi twittato un'immagine della bandiera americana. «Per ordine del presidente, l'esercito americano ha adottato misure difensive decisive per proteggere il personale americano all'estero uccidendo Qassem Soleimani», si specifica ancora. «Il generale Soleimani stava attivamente sviluppando piani per attaccare diplomatici e militari americani in Iraq e in tutta la regione. Soleimani e la sua Forza Quds erano responsabili della morte di centinaia di soldati americani e della coalizione e del ferimento di altre migliaia».
Soleimani, uno degli uomini più potenti del Medio Oriente
Le Forze di Mobilitazione popolare (Hashed al-Shaabi), la coalizione paramilitare filo-iraniana, ormai affiliata al governo di Baghdad, ha annunciato che nel raid gli Usa hanno ucciso Qassem Soleimani, il potente generale iraniano capo delle milizie al-Quds dei Guardiani della Rivoluzione, la forza d'elite dell'esercito della Repubblica islamica, incaricata di compiere le operazioni all'estero. L'Hashed è una rete di milizie armate prevalentemente sciite, molte delle quali hanno legami molto stretti con Teheran e che sono stati ufficialmente incorporati alle forze di sicurezza dello Stato iracheno.
Muhandis era nella 'lista nera' degli Stati Uniti, ma sarebbe Qassem Soleimani la vittima eccellente. Soleimani è una figura quasi leggendaria, uno degli uomini più potenti in Medio Oriente e figura di spicco dell'Iran a tal punto da essere considerato il potenziale futuro leader del Paese: generale, stratega con ambizioni politiche, è spesso apparso al fianco della Guida Suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, ma si è sempre mosso nell'ombra, arcinemico di Usa e Israele. Più volte chiamato in causa come mente di attentati contro bersagli israeliani e statunitensi, era sempre sfuggito ai tentativi di eliminarlo o catturarlo: l'ultimo poche settimane fa.
E' considerato l'architetto di gran parte delle attività iraniane in Medio Oriente, compresa la guerra in Siria e gli attacchi su Israele. L'Iran, Paese a stragrande maggioranza sciita, esercita un'enorme influenza sull'Iraq da quando è stato ucciso il 'rais', Saddam Hussein, che era sunnita. Da ottobre è scosso dalle proteste anti-governative e contro l'Iran, considerato la 'longa manus' che agisce dietro il governo; e Suleimani, proprio per aiutare il governo a riportare la situazione sotto controllo, sarebbe stato più volte nelle ultime settimane in Iraq.
Teheran promette: «Ci vendicheremo»
La morte di Soleimani è destinata con ogni probabilità a innescare una grave escalation nel conflitto rimasto a lungo sottotraccia tra Stati Uniti e Iran, e recentemente esploso con l'assalto all'ambasciata americana da parte di miliziani filo-iraniani dopo il raid statunitense proprio contro un'altra milizia appoggiata da Teheran, Kataeb Hezbollah.
La reazione iraniana è immediata, con Teheran che fa sapere che ci saranno ritorsioni e Khamenei che annuncia «una dura vendetta». «L'atto degli Usa di terrorismo internazionale, che ha preso di mira e assassinato il generale Soleimani - la forza più efficace nella lotta a Daesh (Isis), al Nusrah e al Qaeda - è estremamente pericoloso e rappresenta un'incosciente escalation», scrive su Twitter il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif: «Gli Usa hanno la responsabilità di tutte le conseguenze di questo avventurismo da furfanti».