L'Ecdc, il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie, invita a stare in allerta sulla base dell'evoluzione della situazione in Africa, dove l'epidemia si sta estendendo a più Paesi attraverso una nuova variante
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All'indomani della segnalazione del primo caso di vaiolo delle scimmie in Svezia, oggi è la volta del Pakistan e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, l'Ecdc, invita a tenere alta la guardia in quanto è altamente probabile che si verifichino in Europa più casi importati della malattia causati dalla nuova variante, chiamata Clade I e diversa dalla Clade IIb responsabile dell'epidemia del 2022 nella Repubblica Democratica del Congo.
Attenzione alta anche in Italia, dove il ministero della Salute ha deciso di rafforzare la rete di sorveglianza diagnostica, ma dove la situazione epidemiologica «al momento è sotto controllo poiché non sono stati accertati casi del nuovo ceppo», osserva Mara Campitiello, capo del dipartimento della Prevenzione del ministero, riferendosi al Clade I.
La nuova valutazione del rischio da parte dell'Ecdc si basa sull'evoluzione della situazione in Africa, dove l'epidemia si sta estendendo a più Paesi. Il punto di partenza è stata la Repubblica Democratica del Congo, dove è avvenuta l'epidemia del 2022 e dove si sono registrati quest'anno 15.600 casi e 537 decessi.
Alla luce di questa situazione, l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il vaiolo delle scimmie, o mpox, un'emergenza di salute pubblica internazionale. È salito così l'allarme anche per eventuali casi di importazione in Europa. La prevenzione si muove su un doppio binario: da un lato l'importanza di diagnosi corrette e precise, dall'altro le vaccinazioni.
L'Ecdc ritiene che la prevenzione debba partire dai viaggi internazionali, considerando i collegamenti frequenti tra molti Paesi europei e africani e ritiene utile «emanare consigli di viaggio per le persone che visitano o ritornano dalle aree colpite dall'epidemia». La direttrice dell'Ecdc Pamela Rendi-Wagner osserva che «a causa degli stretti legami tra l'Europa e l'Africa, dobbiamo essere pronti ad affrontare altri casi di clade I importati».
Per quanto riguarda la diagnosi, lo strumento sono i test. Quelli sierologici attuali «non consentono una diagnosi precoce, ma solo una conferma della malattia in fase avanzata», osserva il virologo Francesco Broccolo, dell'Università del Salento. «L'adozione di test molecolari specifici per il nuovo ceppo virale potrebbe migliorare significativamente la tempestività e l'efficacia della diagnosi e del trattamento del vaiolo delle scimmie», aggiunge, anche alla luce «dell'attuale carenza di farmaci antivirali e vaccini preventivi e post-infettivi».
Per quanto riguarda i vaccini, il ministero della Saluteinforma di avere «attivato i canali operativi con Aifa e Iss per la pianificazione di strategie di contenimento del rischio nell'eventualità di variazione dello scenario attuale» e che «la scorta nazionale di vaccini al momento è sufficiente a garantire il fabbisogno». Campitiello rende noto inoltre che è in via di elaborazione «una nuova circolare informativa alle Regioni con indicazioni alla popolazione e agli operatori impegnati nei siti di frontiera» e che «è in corso la valutazione dell'istituzione di un tavolo interministeriale di concerto con il ministero degli Esteri, dell'Economia e delle finanze, degli Interni e dei Trasporti per concordare piani operativi di contrasto alla diffusione del patogeno con un approccio strategico organizzato».
Infine, alla luce dei numerosi casi che in Africa colpiscono gli adolescenti, l'azienda danese Bavarian Nordic, produttrice del vaccino, ha chiesto all'Agenzia europea dei medicinali l'autorizzazione per l'uso nei giovani da 12 a 17 anni. Attualmente, infatti, il vaccino è approvato solo per le persone di età superiore ai 18 anni. Il vaccino era stato autorizzato in emergenza per questa fascia d'età negli Stati Uniti, dopo l'epidemia avvenuta nel 2022 nella Repubblica Democratica del Congo.