L'uomo era sull'isola dal 15 agosto, tre giorni dopo è stato ricoverato e il 21 è morto. Il direttore dello Spallanzani: «Notizia che non deve allarmare la popolazione»
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È morto nelle scorse ore il turista italiano che, secondo le autorità locali, era affetto da vaiolo delle scimmie, il primo caso segnalato a Cuba. L'uomo, 50 anni, originario di Pescara, era comandante dei carabinieri di Scorzè (Venezia) da un paio di mesi e si trovava sull'isola dal 15 agosto.
«Il paziente, che si trovava in condizioni critiche instabili dal 18 agosto, è morto la sera del 21 agosto», ha dichiarato il ministero della Salute cubano in un comunicato. Il 50enne italiano era arrivato a Cuba il 15 agosto ed è stato ricoverato in ospedale tre giorni dopo, ha aggiunto il ministero. «Il rapporto dell'autopsia effettuata presso l'Istituto di Medicina Legale conclude che la morte è stata causata da sepsi dovuta a broncopolmonite con germe indeterminato e danni a più organi», si legge.
Dopo le analisi, il ministero ha escluso altre patologie infettive nel paziente. L'italiano alloggiava in una casa in affitto e aveva visitato diverse località nell'ovest del Paese. Mercoledì ha accusato «sintomi generali» di malessere e, poiché persistevano, giovedì si è recato da un medico. È stato trasportato d'urgenza in ospedale dopo aver subito un arresto cardiaco dal quale si è poi ripreso. Secondo il ministero, le persone che hanno avuto contatti con l'uomo, che sono in isolamento, sono attualmente asintomatiche. L'ambasciata italiana a L'Avana, in raccordo con la Farnesina, si sta occupando di dare massima assistenza ai familiari.
«La notizia di ieri del primo decesso tra i casi italiani di vaiolo delle scimmie, un nostro connazionale deceduto a Cuba, non deve allarmare la popolazione. Salvo casi eccezionali, la malattia decorre in modo benigno, senza complicanze gravi, con la guarigione che sopraggiunge dopo 2-3 settimane». Lo afferma il direttore Generale dello Spallanzani, Francesco Vaia.
In una nota, spiega, che «a fronte di oltre 42.000 casi notificati in paesi non-endemici, quindi al di fuori dell'Africa centrale e occidentale, i decessi sono stati solo 5, pari a una letalità di 1,2 su 10.000. La malattia interessa oggi solo dei gruppi di popolazione, e abbiamo un vaccino, che è il vaccino antivaioloso di terza generazione (MVA-BN), che ha una elevata capacità di protezione (almeno 85%) dalla malattia. Allo Spallanzani, Centro di Vaccinazione della Regione Lazio, abbiamo già vaccinato più di 500 persone a rischio di contagio di vaiolo delle scimmie e molti altri verranno vaccinati nelle prossime settimane. Sempre nel nostro Istituto - si afferma - stiamo conducendo studi sulla memoria immunologica delle persone a suo tempo vaccinate contro il vaiolo. I dati preliminari indicano che oltre il 90% delle persone che erano state vaccinate oltre 40 anni fa per il vaiolo, hanno anticorpi che reagiscono con il virus del vaiolo delle scimmie, talora anche in quantità elevata».