Casi confermati nel Regno Unito, in Spagna, Portogallo e Usa. Lopalco: «No allarmismi». Ecco come si trasmette e manifesta la malattia
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Europa e gli Stati Uniti in allerta per l'aumento dei casi di vaiolo delle scimmie, una rara malattia virale segnalata per la prima volta nella Repubblica Democratica del Congo negli anni '70. Il Portogallo ha dichiarato ieri di aver identificato cinque casi, la Spagna ha fatto riferimento ai test su 23 potenziali contagi e lo stato americano del Massachusetts ha annunciato di aver riscontrato l'infezione in un uomo che si è recentemente recato in Canada.
Il Regno Unito è stato il primo a confermare un caso di vaiolo delle scimmie all'inizio di questo mese. Ora ha rilevato sette casi e sta lavorando con l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) per indagare sulla diffusione del virus, dopo non essere riuscito a stabilire un collegamento tra il caso iniziale, identificato in un uomo che si era recato in Nigeria, e quelli più recenti. Le autorità sanitarie sospettano che alcune delle infezioni possano essersi verificate attraverso contatti sessuali.
Il vaiolo delle scimmie: cos'è
Il vaiolo delle scimmie, che è simile al vaiolo umano, inizia tipicamente con una sindrome simil-influenzale e un gonfiore dei linfonodi, seguito da un'eruzione cutanea sul viso e sul corpo. La maggior parte delle persone guarisce dalla malattia - che è endemica in alcune parti dell'Africa centrale e occidentale e di solito è il risultato di uno stretto contatto con animali infetti - entro poche settimane, ma la patologia può essere anche fatale.
Esistono due tipi di virus del vaiolo delle scimmie: quello dell'Africa occidentale equello del bacino del Congo (Africa centrale). È stato documentato che il rapporto di mortalità per il vaiolo dell'Africa occidentale è di circa l'1% e fino al 10% per i pazienti con il vaiolo del bacino del Congo.
Questa malattia è causata dal 'Monkeypox virus' che appartiene al gruppo degli orthopoxvirus. Tra gli altri virus dello stesso gruppo che possono infettare gli esseri umani spiccano il virus del vaiolo, il vaccinia (utilizzato nel vaccino del vaiolo) e il cowpox virus.
Negli esseri umani, le caratteristiche cliniche del vaiolo delle scimmie sono simili a quelle del vaiolo. Circa 12 giorni dopo l’esposizione, la malattia si manifesta con febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena, linfonodi gonfi, malessere generale, e spossatezza. Nell’arco di 1 –3 giorni (talvolta anche di più) dall’insorgenza della febbre, il paziente sviluppa eruzione cutanea pustolare, che appare solitamente prima sul volto ma a volte anche su altre parti del corpo. Le lesioni si sviluppano in genere in diverse fasi prima di formare la crosta e cadere. La malattia generalmente dura da due a quattro settimane. In Africa il vaiolo delle scimmie è fatale in circa il 10% delle persone che contraggono la malattia. La mortalità per il vaiolo umano era di circa il 30% dei casi prima cha la malattia fosse eradicata.
Gli uomini possono contrarre il vaiolo delle scimmie attraverso un morso o il contatto diretto con sangue, liquidi organici o lesioni di un animale infetto. La malattia potrebbe anche diffondersi da uomo a uomo, tuttavia è molto meno contagiosa del vaiolo umano. Si pensa che il virus si trasmetta per via orale durante il contatto diretto o contatto faccia a faccia prolungato. Inoltre, il vaiolo delle scimmie può trasmettersi tramite il contatto diretto con i liquidi organici di una persona infetta o con oggetti contaminati dal virus quali biancheria o abbigliamento. La trasmissione da uomo a uomo del virus avviene con un periodo di incubazione di circa 12 giorni (da 7 a 21 giorni).
Lopalco: «No allarmismi»
Un invito a non alimentare allarmismi sulle recenti segnalazioni, in Europa e in Nord America, di diversi casi umani di "vaiolo delle scimmie" (monkeypox) arriva dall'epidemiologo Pier Luigi Lopalco. «Prima che si alzi un nuovo polverone mediatico e si dia il via ai puntuali commenti discriminatori e complottisti, cerchiamo di capire di cosa si tratta”, afferma. In particolare, ad oggi, come spiega lo studioso pugliese, sono stati segnalati casi in Inghilterra, Spagna e Portogallo, mentre “un caso è stato anche riportato negli Stati Uniti (Massachusetts) in una persona che aveva viaggiato in Canada».
Lopalco precisa: «Il primo caso segnalato in Inghilterra si riferiva ad un viaggiatore di ritorno dalla Nigeria. La maggior parte di questi casi non sono apparentemente connessi fra loro, ma per alcuni è evidente la trasmissione diretta per contatto persona-persona. Il virus monkeypox (MPV) è un virus 'cugino' del ben più famoso virus del vaiolo umano (smallpox). Dico cugino perché probabilmente entrambi condividono un antenato comune che potrebbe essere il virus del vaiolo bovino. Infatti, il vaccino contro il vaiolo, costituito proprio con il ceppo bovino, è efficace anche contro le forme di MPV".
«Quest'ultimo fu identificato per la prima volta nel 1958 in Danimarca – spiega ancora Lopalco - in un gruppo di scimmie che arrivavano da Singapore. L'anno dopo un focolaio epidemico simile fu segnalato a Philadelphia. Nel 1964 nello zoo di Rotterdam diversi animali, scimmie e roditori, si ammalarono di vaiolo e alcuni esemplari morirono. Sembra che il virus fosse arrivato nello zoo per via di un formichiere importato dal Sud America. Un'altra epidemia nel 2003 negli Stati Uniti fu causata da roditori importati dal Ghana che infettarono roditori locali (cani della prateria) i quali a loro volta causarono ben 47 casi nell'uomo».