Il premier nel suo esordio al Consiglio europeo: «Sulla vaccinazione serve rapidità». Intanto a Roma inizia il percorso per la produzione made in Italy del siero
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Accelerare, perché se c'è una luce in fondo al tunnel è tenuta in vita dai vaccini. E linea dura sulle aziende inadempienti, vale a dire le società farmaceutiche in ritardo sulle commesse. Questa la rotta che il premier Mario Draghi ha indicato nel suo esordio al Consiglio europeo, un vertice straordinario - cinque ore in videoconferenza - dove si sono registrati passi avanti anche sul certificato digitale, con criteri comuni, che consentirebbe di avere accesso agli Stati membri e di riaprire, un passo alla volta, le società.
Sulla strada battuta dal presidente del Consiglio convergono gli altri leader europei, a partire dalla necessità di adottare un approccio più duro sul divieto di esportazioni di vaccini anti-Covid per le compagnie farmaceutiche che non rispettano gli impegni presi, «non dovrebbero essere scusate», le parole pronunciate con sguardo fermo dall'ex numero uno della Bce. L'Europa è rimasta indietro e ora deve accelerare, mettere il turbo per uscire dall'angolo dove sembra essersi cacciata. Anche attraverso la possibilità, indicata da Draghi ai colleghi europei, di dare priorità alle prime dosi di vaccino alla luce dei dati incoraggianti della recente letteratura scientifica.
Nella dichiarazione dei capi di Stato e di governo dell'Ue, diffusa al termine del Consiglio Europeo in videoconferenza, si legge che nell'Ue la situazione epidemiologica rimane "seria" e le nuove varianti «pongono sfide aggiuntive». Pertanto «dobbiamo mantenere rigide restrizioni, aumentando nel contempo gli sforzi per accelerare la fornitura di vaccini». In questa situazione, «i viaggi non essenziali devono essere limitati», ma le restrizioni devono essere «proporzionate e non discriminatorie». Il flusso di merci e servizi nell'Ue deve continuare a scorrere senza intralci, «anche facendo uso delle corsie preferenziali».
La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha sottolineato che i 'Green Lanes', corsie preferenziali "servono" e che non a caso è stato raccomandato l'uso dei test rapidi per gli autotrasportatori, che tra l'altro hanno un tasso di contagio di gran lunga "più basso" di quello della popolazione in generale. Oltre ad appoggiare gli sforzi della Commissione per aumentare la produzione di vaccini nell'Ue, i leader sottolineano che «le società farmaceutiche devono assicurare la prevedibilità della produzione e rispettare le scadenze contrattuali di consegna».
Intanto, a Roma inizia il percorso per la produzione 'made in Italy' del vaccino, con il ministro allo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti che riunisce attorno al tavolo il numero uno di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi, il commissario per l'emergenza Domenico Arcuri e il presidente dell'Aifa Giorgio Palù. Tante le incognite, tra queste i tempi lunghi, la scarsa presenza di bioreattori, la lista dei siti da 'arruolare' per ingranare la marcia e finalmente accelerare. Sullo sfondo, poi, una questione decisiva, in cui l'Europa gioca un ruolo determinante: la possibilità di sospendere i brevetti sui vaccini per consentire a tutti, Italia compresa, di produrli.