Si chiama Fortunato Verduci ed è dipendente in una carrozzeria che ha sede nel quartiere di Staglieno l'uomo indagato per l'omicidio di Luigia Borrelli, per il quale la Procura ha chiesto l'arresto a 29 anni dal delitto. Un fatto di sangue violento avvenuto in vico Indoratori 64, nel centro storico di Genova. Il cadavere della donna, infermiera di giorno e prostituta di notte, venne trovato in un lago di sangue con quindici fori di trapano sul collo e sullo sterno il 5 settembre del 1995. Era nel basso usato dalla 42enne per prostituirsi. 

I sospetti sul carrozziere

 Il carrozziere, che secondo l'accusa ha il vizio del gioco, oggi ha 65 anni. A lui gli investigatori sono arrivati grazie al dna estratto da una macchia di sangue trovata sulla scena del crimine e comparata, grazie alle nuove analisi effettuate con le più recenti tecnologie e alla recente banca dati che consente di prelevare il dna ai detenuti. Il profilo è risultato compatibile con quello di un lontano parente, che si trova recluso nel carcere di Brescia, E da lì, facendo combaciare vari elementi, gli inquirenti hanno trovato il codice genetico 'esatto' di quello che per l'accusa è l'assassino di Luigia Borrelli.

Quando lunedì mattina a casa sua - nel quartiere di Marassi, lo stesso dove abitava la vittima - sono arrivati gli investigatori della guardia di finanza e della squadra mobile, Verduci ha negato di conoscere 'Antonella', uccisa nel basso di vico degli Indoratori 64, dove si prostituiva per saldare i debiti con gli strozzini. L'uomo, per il quale la Procura aveva chiesto l'arresto, respinto però dal gip, nel frattempo ha nominato come legali di fiducia gli avvocati Giovanni Ricco e Nicola Scodnik. La procura ha fatto appello al Riesame, ribadendo la richiesta di arresto. L'udienza si terrà il 23 settembre. Secondo l'accusa si trattò di un omicidio a scopo di rapina, aggravato dai futili motivi e dalla crudeltà.

Le intercettazioni

Il dna non è l’unica prova contro il carrozziere. Ci sono intercettazioni, discorsi captati dopo che gli stessi colleghi del 65enne sono stati sentiti come testimoni, secondo quanto riporta La Repubblica. 

In una delle conversazioni, Verduci e i colleghi sembrano sapere già che su di lui si indaga per “omicidio”. Tanto che a un certo punto un collega gli fa la domanda a bruciapelo: «Ma perché l’hai uccisa?». E l’uomo risponde con una battuta: «Ah, per passatempo, come un altro (ride)». «Ah, per passatempo? O era una questione di sgarbi?», chiede l’altro. Di sgarbi. Di Sgarbi il politico», (ridono).

I dialoghi risalgono al maggio scorso. Nell'officina di Staglieno (Genova), il carrozziere, poi, pochi minuti dopo, chiede al compagno di lavoro ritenuto un «esperto» di istituti penitenziari: «E con due omicidi che fanno?». 

La conversazione va avanti: «Secondo me te lo dico io... la sigaretta. Loro lì stanno facendo già la prova del Dna, perché pare che sulla scena dell’omicidio, abbiano trovato delle sigarette».

E il 65enne replica: «Diana blu lunghe». Un dettaglio di non poco conto, la marca delle sigarette è importante perché è la stessa del pacchetto trovato nel 1995 sul luogo del delitto, repertate allora dagli investigatori e dalle quali era stato estratto lo stesso Dna maschile estrapolato dalle tracce di sangue maschile presenti nel basso di vico Indoratori il giorno del ritrovamento del cadavere di Luigia. Ad essere ascoltata dagli inquirenti che indagano sul caso, anche l’attuale compagna dell’uomo.