Doveva essere il grande affare, l’opportunità imperdibile, il simbolo stesso della rinascita economica sotto la nuova presidenza di Donald Trump. Invece, la criptovaluta $Trump si è rivelata per quello che molti analisti avevano previsto: una bolla esplosa nel giro di un mese, lasciando sul campo centinaia di migliaia di investitori con perdite colossali e un’unica certezza: l’unico vero vincitore è stato, come sempre, lui.

Il debutto della moneta digitale è avvenuto in concomitanza con il giuramento di Trump come 47º presidente degli Stati Uniti, un tempismo perfetto per attrarre investitori spinti non solo dalla promessa di profitti facili, ma anche dalla devozione politica. Lanciata con un prezzo iniziale di 42 dollari per token, la criptovaluta ha rapidamente toccato il picco di 75 dollari, spinta da un’ondata di speculazione e dal richiamo del marchio Trump. Una capitalizzazione di oltre dieci miliardi di dollari in pochi giorni sembrava il segno di un successo inarrestabile. Poi, il crollo. Oggi, $Trump vale meno di 17 dollari, una perdita del 60% rispetto al valore iniziale e un bagno di sangue per circa 800mila investitori.

Normale per una criptovaluta? Forse. Ma l’elemento distintivo di questa storia non è la volatilità tipica delle monete digitali, quanto piuttosto l’enorme asimmetria nei guadagni. Mentre centinaia di migliaia di investitori si trovano ora con in mano poco più che pixel senza valore, qualcuno ha monetizzato alla grande: la Trump Organization e i suoi partner.

Secondo le analisi della società newyorkese Chainalysis, il collasso del valore ha portato a perdite cumulate di circa due miliardi di dollari per gli investitori, mentre chi ha gestito la criptovaluta ha incassato una cifra stimata in 100 milioni di dollari solo in commissioni di transazione. In altre parole, per ogni dollaro guadagnato dall’entourage di Trump, gli investitori ne hanno persi venti. Un modello di business perfetto per chi sta al vertice della piramide, un disastro per tutti gli altri.

Il meccanismo è semplice e già visto in altre operazioni finanziarie opache: una rapida impennata iniziale generata dall’hype, seguita da un collasso che colpisce solo chi è rimasto nel gioco troppo a lungo. Chi sapeva cosa fare ha incassato, tutti gli altri sono stati lasciati a raccogliere i cocci.

Ma la beffa non finisce qui. Se in un sistema regolamentato gli investitori danneggiati potrebbero almeno sperare in una qualche forma di indagine o tutela, nel caso di $Trump non c’è alcuna speranza. Negli Stati Uniti, il Dodd-Frank Act, nato dopo la crisi finanziaria del 2008, aveva istituito il Consumer Financial Protection Bureau (CFPB) proprio per proteggere i cittadini da operazioni speculative e frodi finanziarie. Ma sotto la presidenza Trump, il CFPB è stato smantellato pezzo per pezzo.

Il primo a cadere è stato il direttore Rohit Chopra, sostituito da Russell Vought, un fedelissimo dell’ex presidente, il quale ha ordinato la chiusura funzionale dell’agenzia, lasciando l’intero sistema finanziario privo di un organismo di vigilanza capace di difendere i consumatori. Quando al Congresso è stato chiesto al presidente della Federal Reserve, Jay Powell, chi si occuperà ora di monitorare possibili frodi finanziarie, la risposta è stata agghiacciante: «Nessun altro regolatore federale». In altre parole, chiunque cada vittima di operazioni speculative come $Trump, non ha alcun appiglio legale per rivalersi.

La vicenda di $Trump è solo l’ultima dimostrazione di come l’ex presidente abbia trasformato il suo nome in un brand da sfruttare fino all’osso, incurante delle conseguenze per chi gli dà fiducia. Da università fasulle a fondazioni benefiche opache, passando per le sue mille avventure immobiliari finite in bancarotta, la strategia è sempre la stessa: creare un prodotto che porta il suo nome, gonfiare le aspettative, incassare il più possibile prima che il castello di carte crolli e lasciare gli altri a gestire le macerie.

Per i suoi sostenitori più fedeli, questo ennesimo fiasco potrebbe non essere sufficiente a far vacillare la loro fiducia cieca. Ma per 800mila investitori che hanno visto svanire miliardi di dollari in poche settimane, la lezione è stata durissima. Trump ha venduto loro l’illusione di possedere una moneta che sfidasse il dollaro, ma alla fine l’unica valuta che ha davvero contato è stata quella che è finita nei suoi conti. E ancora una volta, l’unico vero affare lo ha fatto lui.