Putin aveva accusato di tradimento il leader della milizia privata, nei confronti del quale il procedimento penale militare avviato sarebbe stato ora archiviato. I suoi uomini ora potranno firmare contratti con il ministero della Difesa
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Già da prima della presa di Bakhmut il leader della PMC Wagner, Yevgeny Prigozhin, si era mostrato contrario alla guida della Difesa russa operata dagli attuali ministri e ufficiali, a suo dire non in linea con lo spirito di chi vuol vincere una guerra. Ha sempre mostrato insofferenza nei confronti degli ufficiali al fronte definendoli bugiardi. Ha lamentato il fatto di non ricevere munizioni e soprattutto quello di non essere supportato dall’esercito regolare, il quale come in Siria, attendeva nelle retrovie il risultato, lasciando il lavoro sporco alla “carne da cannone” della Wagner, uomini soprannominati tra le fila di chi li “conosce bene” i musicisti.
Vi sono pareri discordanti su quanto accaduto. Esiste la versione occidentale e quella russa, e come al solito entrambe si snodano su due binari paralleli. Prigozhin qualche giorno prima della presa di Bakhmut non aveva nascosto il fatto che a fine maggio i suoi uomini si sarebbero ritirati dal fronte per attendere nelle retrovie nuovi ordini.
Nel mentre il Comandante in Capo della PMC Wagner aveva iniziato il suo tour per la Russia in cerca di nuovi coscritti da affiliare. Poi la proposta avanzata dalla Difesa russa di far firmare un contratto Prigozhin per cedere i suoi uomini all’esercito russo, ma questo non è stato proprio digerito dalla ‘creatura di Putin’ che si è ribellata nel giro di poco.
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Per i suoi uomini ha sempre chiesto garanzie, ma non ha mai ipotizzato di perderne la paternità, peccato che i suoi arruolati siano per la stragrande maggioranza reclutati tra le fila di carcerati ed ex carcerati, mentre ai posti di Comando troviamo tutti ex soldati dell’esercito riconosciuto sia russo che di altre Forze Armate appartenenti a varie nazionalità, con background da super qualificati ed FS. Il “mostro” creato da Putin si è così ribellato al padrone, esattamente come la creatura creata da Frankenstein che gli si ribellò contro. Era già nell’aria quello che stava per accadere, ma forse non si pensava che il Comandante della PMC si sarebbe spinto così oltre.
Il 24 mattina la cattura del Comando militare di Rostov-sul-Don da parte di Yevgeny Prigozhin, così come la registrazione del suo colloquio con le autorità dell'esercito russo nella stessa Rostov, che ha fatto emergere sui media locali e non che Mosca non è in grado di gestire “la bestia” finora cibata. Hanno provato a bloccare l’avanzate dei wagneriti con posti blocco prontamente forzati, con l’esplosione di riserve di carburante sulla strada per Mosca e con la distruzione di pezzi di autostrada ai quali oggi si deve rimediare per rispristinare il traffico normale.
Agli occhi di chiunque abbia visto il video che riprendeva il colloquio tra Yevgeny Prigozhin con il viceministro della difesa della Federazione russa Yunus-Bek Yevkurov e il vice capo di stato maggiore dell'esercito russo Vladimir Alekseev sembrava una chiacchierata tra amici in “comune disaccordo” senza atteggiamenti troppo ostili. Senza nessuna resistenza Prigozhin è arrivato a quasi 200 chilometri da Mosca, aprendo un grande punto interrogativo sul perché ovunque sia passato senza forzature, perché gli sia stato permesso di “marciare” con il bene placido della popolazione e dello stesso esercito, che in alcuni luoghi si è arreso spontaneamente.
La sera del 24 giugno, l’ufficio stampa di Alexander Lukashenko (Alejaksandr Lakasenka) ha annunciato la fine dei negoziati con Yevgeny Prigozhin. Contrattazione durata tutta la giornata e che si è svolta e conclusa non senza il benestare di Vladimir Putin. Prigozhin ha accettato la proposta di Lukashenka di fermare il movimento dei mercenari attraverso la Russia evitando di compiere “ulteriori passi per allentare la tensione”. Subito dopo arrivava la dichiarazione del Creatore della PMC Wagner, che rassicurava sul fatto che i wagneriti “giravano le colonne” andando “nella direzione opposta rispetto ai campi previsti nel piano iniziale”.
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Anche dopo che Yevgeny Prigozhin ha annunciato che avrebbe fermato la “Marcia della giustizia” su Mosca, che era nata anche per dare una sicurezza ai suoi “uomini” e che fino ad oggi ha lasciato Mosca con il fiato sospeso, il timore attacco terroristico è rimasto. Difatti solo questa mattina, l’allarme terrorismo è stato tolto dalle città precedentemente occupate dall’avanzata della Wagner.
Va da sé che l’idea di un'insurrezione armata, in cui una forza militare privata creata dal Cremlino si oppone al Cremlino stesso, è ad oggi ancora molto lontana dall'essere risolta.
Secondo fonti russe citate da vari quotidiani online, sembrerebbe addirittura che Prigozhin abbia provato a mettersi in contatto con il Capo del Cremlino, ma che non abbia trovato nessun interlocutore disponibile, se non Alexander Lukashenko (Alejaksandr Lakasenka) che è apparso come il risolutore del probabile ‘conflitto interno’.
La reazione del Cremlino
Il Cremlino, dopo i negoziati con Lukashenko, sembra aver affermato che il procedimento penale militare avviato contro Prigozhin sarebbe stato archiviato e lo stesso capo del PMC sarebbe partito per la Bielorussia, anche se di lui si sono perse le tracce dalla stessa sera del 24 quando lasciò, tra l’esultazione dei cittadini, Rostov.
Su cosa farà in Bielorussia, l'addetto stampa del Presidente, Dmitry Peskov, non si sarebbe pronunciato. Putin che la mattina del 24 giugno aveva pubblicamente accusato Prigozhin di “tradimento” non ha ancora commentato la fine della “Marcia per la giustizia”. Per tranquillizzare ulteriormente gli animi dei rivoltosi, Peskov avrebbe anche affermato che i wagneriti che hanno partecipato alla ribellione non saranno perseguitati, poiché verranno prese in considerazione “i loro meriti al fronte”. Addirittura alcuni combattenti, se lo desiderano, potranno firmare contratti con il Ministero della Difesa RF.
La reazione dell’Occidente
Dall’altro versante, le autorità dei Paesi occidentali reagiscono con cautela a quanto sta accadendo in Russia, limitandosi a segnalazioni e consultazioni. La situazione continua a evolversi rapidamente, la tensione è comunque percepibile anche in Occidente.
Secondo alcuni strateghi militari, potrebbe essere una mossa evasiva, per distogliere da un massiccio spostamento di uomini e armi al confine bielorusso, per poter poi attaccare Kiyv/Kiev con più facilità.
Resta di fatto che questo momento di caos interno, sta permettendo all’Ucraina di avanzare al fronte, conquistando territori occupati anche dal 2014 nel Donbass. La situazione rimane al momento fumosa e poco chiara, anche se sembra che i servizi di intelligence americani avevano previsto quanto accaduto, ma ritenendolo un problema interno alla Russia, avrebbero tenuto l’informazione in “cassaforte”.