Una parte dei manifestanti si sarebbe staccata dal percorso previsto entrando in contatto con la polizia. Lanciati petardi e bombe carta, le forze dell'ordine hanno risposto con i lacrimogeni
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Scontri tra manifestanti e polizia al corteo nazionale contro il governo e per un'Italia fuori dalla guerra, promosso dal Comitato 1 giugno che ha sfilato a Roma.
Parte dei manifestanti, a quanto si apprende facente parte dei collettivi e non del corteo ufficiale, ha deviato dal percorso previsto e, giunto in via Vicenza, è entrato in contatto con le forze dell'ordine schierate in tenuta antisommossa. Una carica di alleggerimento ha respinto i manifestanti, che hanno lanciato petardi e bombe carta.
La polizia ha risposto con un lancio di lacrimogeni. Il 'contro-corteo' dei collettivi di circa 500 persone ha lanciato vernice rossa contro le mura esterne della Sapienza ed è rientrato poi alla Sapienza.
Il corteo ufficiale, partito da piazza Vittorio con davanti lo striscione "Contro il governo Meloni, basta sfruttamento, fascismo e guerre" e una grande bandiera della Palestina, è arrivato, invece, pacificamente a Porta Pia, dopo una tappa a piazzale Aldo Moro. "Genocidio e guerra iniziano dall'università, stop accordi, non fermerete la nostra rabbia" c'era scritto sullo striscione in testa allo "spezzone" dei collettivi. Tra gli striscioni esposti nella piazza, presidiata dalle forze dell'ordine, dove sventolano bandiere della Palestina, bandiere rosse del partito comunista e di Potere al Popolo, si legge "Abbassare le armi e alzare i salari".
Migliaia i partecipanti, almeno 5mila secondo fonti investigative, più di 10mila persone secondo gli organizzatori. Sono del resto oltre 50 le sigle che hanno aderito alla mobilitazione tra realtà sindacali, come Usb, sociali, politiche, studentesche, comunità palestinesi, giovani di tutta Italia e migranti.
La protesta, secondo quanto ha spiegato il Comitato 1 Giugno nei giorni scorsi, è diretta al «Governo della guerra e dell'attacco al salario, della complicità con il genocidio in corso a Gaza e della restrizione degli spazi di democrazia, dei "fascisti dentro" che risiedono nelle più alte cariche dello Stato e delle politiche di attacco alle donne, ai migranti, allo stato sociale».