L'imposta di soggiorno potrebbe essere estesa a tutti i 7.904 Comuni e prevedere una rimodulazione degli importi. Le associazioni di categoria protestano
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Per sfruttare al massimo l'ondata di turismo che sta spingendo l'economia italiana la tassa di soggiorno potrebbe venire estesa a tutti i Comuni che vorranno applicarla e potrebbe diventare più cara.
È, per ora, soltanto un'ipotesi circolata in una bozza di decreto. E anche se il ministero del Turismo assicura che il confronto con le parti non è terminato e proseguirà a settembre, alle imprese alberghiere bastano le voci del rincaro per salire sulle barricate e scagliarsi contro quello che considerano un tradimento del governo. Anche perché il gettito della tassa maggiorata potrebbe venire dirottato alla raccolta e smaltimento dei rifiuti, non più soltanto agli interventi nel settore del turismo come avviene adesso.
La bozza della norma ridisegna il perimetro del balzello che grava sui turisti. L'imposta di soggiorno potrebbe essere estesa a tutti i 7.904 Comuni italiani che vorranno applicarla, mentre oggi la possono applicare solo i capoluoghi, le unioni di comuni e i comuni turistici. Ci sarebbe anche una rimodulazione degli importi: fino a 5 euro nel caso di costo del pernottamento inferiore a 100 euro, fino a 10 euro per una stanza tra i 100 e i 400 euro, fino a 15 euro per una sistemazione tra i 400 e i 750 euro, e si sale ad un massimo di 25 euro al giorno negli alberghi di extralusso (oltre 750 euro a notte). Inoltre, gli incassi verrebbero destinati non solo ad interventi nel settore del turismo ma anche a raccolta e smaltimento dei rifiuti.
L'ipotesi preoccupa le associazioni di categoria. Federalberghi è netta: le imprese del turismo «non condividono la proposta di aumentare ulteriormente la tassa». Anche perché «sono trascorsi solo pochi mesi da quando, in vista del Giubileo, il tetto massimo è stato elevato del 40%, passando da 5 a 7 euro per notte e per persona ed è stata introdotta la possibilità di utilizzarla per coprire i costi della raccolta rifiuti, snaturando le finalità dell'istituto». In pratica con la nuova modifica, spiegano gli albergatori, per una camera in un hotel a tre stelle dal prezzo di 100 euro, si pagheranno fino a dieci euro per notte, «come se da un giorno all'altro il peso dell'Iva, che è pari al 10%, venisse raddoppiato». Federalberghi chiede al governo di "«imporre una corretta disciplina di bilancio agli enti locali, anziché fornirgli gli strumenti per peggiorare la situazione». Anche Confindustria Alberghi fa muro contro la norma allo studio, perché le strutture recettive non possono essere «un mero bancomat per i Comuni».
Dopo le proteste, il ministero del Turismo precisa che tutto è ancora in discussione: «Non si sono ancora concluse le interlocuzioni con le associazioni di categoria e gli altri attori istituzionali in vista di una possibile proposta di modifica della disciplina dell'imposta di soggiorno. Il dialogo proseguirà a settembre».