Secondo giorno di maxi manovre militari intorno all'isola. Pechino impone sanzioni a Nancy Pelosi
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Per il secondo giorno consecutivo mezzi della Cina che partecipano alle maxi manovre militari intorno a Taiwan «hanno superato la linea mediana» di demarcazione nello Stretto. Lo conferma il ministero della Difesa di Taipei, secondo cui «sono stati individuati vari aerei e navi dell'Esercito popolare di liberazione che partecipano alle manovre intorno allo Stretto di Taiwan e hanno superato la linea mediana». Pechino considera Taiwan, di fatto indipendente, una «provincia ribelle».
«Taiwan non sarà l'ultimo tassello del sogno di espansionismo cinese», ha affermato il ministro degli Esteri dell'isola, Joseph Wu. In un'intervista alla Bbc Wu ha sollecitato «la comunità internazionale e i Paesi della regione» affinché «stiano attenti a quello che la Cina sta cercando di fare» e ripetuto l'impegno dell'isola, di fatto indipendente, a mantenere lo "status quo", affermando che «ha le chiavi per lo sviluppo economico, in particolare nel settore dell'high tech» e ribadendo come sia strategica la fabbrica mondiale dei chip.
Wu ha accusato il gigante asiatico - irritato dalla visita a Taipei di Nancy Pelosi - per quello che considera un «comportamento altamente provocatorio», che «minaccia la pace e la stabilità nella regione», con ripercussioni delle maxi manovre militari sul «commercio e i trasporti internazionali».
Taipei condanna il "blocco" dei mari intorno a Taiwan. E Wu ha elogiato la visita di meno di 24 ore della Pelosi perché - ha detto - per "leader" come lei «è molto significativo avere la possibilità di visitare Taiwan» per «accrescerne il profilo» e «consentire alla comunità internazionale di comprendere che è una democrazia». E, secondo Wu, «in molti hanno iniziato a pensare che non ci si possa permettere che Taiwan venga occupata dalla Cina» perché «oggi ogni macchina o prodotto importante ha bisogno di chip» e «vengono da Taiwan». E, ha concluso, «senza questa industria l'economia internazionale ne risentirà».
Intanto, irritato dalle critiche rivolte dal Giappone alle manovre cinesi intorno a Taiwan nel quadro del G7, il ministero degli Esteri cinese ha convocato l'ambasciatore nipponico. Il ministero ha comunicato oggi che al diplomatico è stata consegnata una protesta formale. Il giorno prima, sono stati convocati anche gli ambasciatori dei Paesi del G7 e i rappresentanti dell'Ue.
Il G7 ha espresso preoccupazione in una dichiarazione dei ministri degli Esteri, sottolineando che non c'è ragione per usare la visita di un politico Usa come pretesto per «attività militari aggressive».
La notizia della convocazione dell'ambasciatore di Tokyo a Pechino da parte del ministero degli Esteri cinese arriva dopo che il premier giapponese Fumio Kishida - che ha incontrato Nancy Pelosi, alla sua ultima tappa del tour in Asia - ha confermato la richiesta di «stop immediato alle esercitazioni» militari cinesi intorno a Taiwan.
«Il comportamento della Cina - ha detto Kishida in dichiarazioni riportate dall'agenzia Kyodo - ha un impatto grave sulla pace e sulla stabilità della regione e del mondo».
Già ieri il ministro degli Esteri di Tokyo, Yoshimasa Hayashi, chiedeva lo ''stop immediato'' delle maxi manovre militari cinesi.