Lo rivela al settimanale Oggi don Antonio Mazzi parlando della ragazza che nel 2001 col fidanzatino Omar uccise con 96 coltellate la madre Susi Cassini e il fratellino Gianluca, di undici anni
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Un delitto atroce, per la sua efferatezza, per la giovane età degli assassini, per la freddezza con cui cercarono di negare tutto. Sono passati 18 anni dal massacro di Novi Ligure, in provincia di Alessandria, quando "Erika e Omar", uccisero a coltellate la madre e il fratellino di lei. Da tempo i due sono usciti dal carcere e hanno cercato di farsi una nuova vita. E ora Erika De Nardo si è sposata. Lo ha rivelato al settimanale Oggi don Antonio Mazzi, fondatore della Comunità Exodus che ha ospitato la giovane.
«Erika ha una nuova vita, si è sposata. Ha maturato la giusta consapevolezza sulla tragedia, quella che permette di continuare a vivere. Il padre è stato molto importante in questo processo», dice don Mazzi in una lunga intervista in cui affronta vari argomenti, alla vigilia dei suoi 90 anni.
Erika De Nardo aveva 16 anni quando, il 21 febbraio 2001, a Novi Ligure, insieme all'allora fidanzatino Omar Favaro, anche lui sedicenne, uccise con 96 coltellate la madre Susi Cassini e il fratellino Gianluca, di undici anni. La donna venne ritrovata sul pavimento della cucina, il figlio nella vasca da bagno al piano superiore. Fu la stessa Erika a dare l'allarme, dicendo di essere riuscita a sfuggire a degli sconosciuti armati di coltello, entrati all'improvviso in casa, ma mentre si trovava con Omar nella caserma dei carabinieri, venne filmata mentre mimava le coltellate e cercava di rassicurare il complice. I ragazzi vennero fermati e portati in carcere.
In primo grado, nel dicembre 2001, il tribunale dei minori di Torino condanna Erika a 16 anni e Omar a 14 anni, sentenza confermata in Cassazione. Per effetto dell'indulto e dello sconto di pena per buona condotta, per entrambi il periodo di detenzione si riduce, fino al loro definitivo ritorno in libertà: per Omar da marzo del 2010, per Erika dal dicembre 2011.
Lui, dopo essersi trasferito con i genitori da Asti ad Acqui Terme, ha provato a rifarsi una vita in Toscana con una compagna. Per lei, già prima del "fine pena", si erano aperte le porte della comunità Exodus di don Mazzi, dove è rimasta per alcuni mesi anche dopo. Nel periodo di detenzione Erika si è prima diplomata e poi laureata in filosofia con 110 e lode, mentre in comunità si è occupata di volontariato. In tutti questi anni il padre Francesco le è stato sempre vicino.