Selvaggia Lucarelli, la giurata più velenosa di Ballando con le stelle, finisce nel mirino per un sospetto di pubblicità occulta. Una serie di post pubblicati tra il 2021 e il 2023 sponsorizzerebbero, senza dichiararlo apertamente, gioielli e abiti indossati proprio durante le puntate del programma. Una situazione che rischia di esporre la Rai a una multa salatissima e mette a dura prova l’immagine della paladina della trasparenza. E il paradosso è servito: proprio la Lucarelli, che nel caso “Pandorogate” aveva demolito Chiara Ferragni per un uso improprio dei social, potrebbe ora trovarsi vittima della stessa trappola.

I post incriminati, datati novembre e dicembre 2021, 2022 e fine 2023, ritraggono Selvaggia con gioielli di #DelfinaDelettrez e abiti di #MaisonMadameIlary, indossati sia nella vita quotidiana che durante le puntate di Ballando con le stelle. Nessuna traccia, però, delle diciture obbligatorie come #adv o #sponsorizzato, richieste dal Garante dal 2018 per garantire ai consumatori chiarezza sull’intento commerciale dei contenuti.

La questione non è di poco conto: le linee guida del Garante parlano chiaro. Chi ha almeno un milione di follower e un engagement rate superiore al 2% deve informare esplicitamente i propri seguaci sulla natura promozionale dei post. Per farlo, non basta un’allusione nascosta o un tag ambiguo; sono richieste formule precise e visibili, come “Pubblicità” o “Sponsorizzato da”, da inserire tra i primi tre hashtag del post.

Ma il problema non si limita ai social. Il Giornale sottolinea che molti di questi gioielli e abiti sarebbero stati sfoggiati proprio durante Ballando con le stelle, programma Rai di prima serata. In questo modo, la trasmissione diventa una sorta di “vetrina occulta”, dove prodotti di lusso trovano spazio davanti a milioni di telespettatori senza che la natura commerciale venga dichiarata.

La situazione si complica ulteriormente per il ruolo della Rai. Il codice etico di Viale Mazzini è inequivocabile: la pubblicità deve essere “leale, onesta, veritiera e corretta” e non deve offendere le convinzioni morali, etiche o politiche del pubblico. Eppure, tra i post di Selvaggia incriminati spiccano dettagli che sollevano dubbi anche sul rispetto di queste linee guida. Un esempio emblematico? La presenza della bandiera palestinese accanto a gioielli promossi, un’associazione che lascia perplessi non tanto per il messaggio politico, quanto per l’evidente forzatura di collegare un conflitto geopolitico a un prodotto di lusso.

La domanda sorge spontanea: la Rai era consapevole di quanto accaduto? Milly Carlucci, regista invisibile ma attenta a ogni dettaglio del suo programma, ha notato questi episodi? La risposta, secondo Il Giornale, è probabilmente no. Ma ciò non solleva l’emittente da eventuali responsabilità.

Il paradosso diventa ancora più grottesco se si considera che Selvaggia Lucarelli, fino a maggio 2023, era iscritta all’Ordine dei giornalisti. L’Ordine, tra le sue regole fondamentali, vieta ai propri iscritti di prestare il volto per attività pubblicitarie. La Lucarelli, che aveva già imboccato la strada dell’influencer marketing, avrebbe probabilmente trovato sempre più difficile conciliare il rigore deontologico del giornalismo con la libertà promozionale offerta dai social. Non a caso, ha lasciato l’Albo proprio pochi mesi prima che l’attenzione si spostasse sui suoi post sospetti.

Questa scelta, apparentemente strategica, non la protegge però da eventuali indagini retroattive. L’Ordine potrebbe comunque intervenire per valutare se ci siano state violazioni deontologiche durante il periodo in cui era iscritta, considerando che i post incriminati risalgono a un arco temporale che includeva la sua appartenenza all’Albo.

Se il Garante decidesse di intervenire, la Rai potrebbe trovarsi a pagare il prezzo più alto. Già durante Sanremo 2023, l’emittente pubblica era stata multata per episodi di pubblicità occulta legati a sponsorizzazioni non dichiarate, e un nuovo provvedimento potrebbe mettere ulteriormente in imbarazzo la rete.

Per Selvaggia Lucarelli, invece, il rischio è duplice: da un lato, il danno reputazionale di essere accusata di ciò che aveva ferocemente contestato alla Ferragni; dall’altro, la possibilità di sanzioni economiche o legali, qualora venisse dimostrata la violazione delle normative del Garante. Quella che sembra una vicenda di “hashtag mancanti” si rivela, a ben guardare, un intricato intreccio di regole violate, interessi incrociati e responsabilità condivise. Selvaggia Lucarelli, che aveva costruito una parte della sua carriera attaccando chiunque si discostasse dalla trasparenza, potrebbe ora pagare lo scotto della stessa rigidità che aveva imposto agli altri. Se Chiara Ferragni decidesse di intervenire pubblicamente per restituirle il favore, il cerchio sarebbe davvero completo.