La rete si indigna dopo la denuncia di uno psicologo fatta su Facebook: «La squalifica per le donne è disarmante, dobbiamo ribellarci». Il barista: «Ognuno pensi ciò che vuole ma questo era uno scherzo»
Tutti gli articoli di Italia Mondo
PHOTO
«Fai vedere il seno, più ce l'hai grosso e più bevi gratis. Se poi ti porti a casa il barista, una settimana di drink offerti». E’ la scritta riportata su un cartello all’interno di un bar di Treviso. Davanti alla spina delle birre, ben sei anni fa, Angelo, il proprietario del bar in via Collato, aveva affisso il cartello con il singolare tariffario. Il giovane trevigiano si trova ora al centro di una diatriba mediatica e deve fare i conti con la rete che si indigna.
L’elenco riporta i premi rapportati alle misure delle taglie del seno: «se hai la prima uno shot» (bicchierino di superalcolico), «se hai la seconda due shot» e così via fino alla quinta che merita anche l'applauso dei presenti. «Ti porti a casa il barista? Shot gratis una settimana». Nessuno ci aveva mai dato particolare peso, fino a quando nel bar "da Angelo" si presenta lo psicoterapeuta Andrea Sales, il quale ordina due tramezzini e uno spritz e poi si accorge del cartello e se ne va senza consumare.
Appena torna in ufficio lo psicoterapeuta pubblica il tariffario su Facebook e anche tutta la sua indignazione. «Una forma di violenza così sottile da diventare uno stupro lento e continuato», scrive, chiedendosi come sia possibile che nessuno prima si fosse lamentato. Il suo post conquista quasi trecento condivisioni e quattrocento commenti, per una polemica tutta social in cui le opinioni si dividono. Molti sono convinti del fatto che sia il caso di riderci su. Ma Sales incalza sottolineando la gravità dell’accaduto. «Penso a quanto stiamo cadendo in basso. Penso a che degrado generiamo ogni giorno. La squalifica per la donna è disarmante. La squalifica misurata addirittura per taglia di reggiseno o per disponibilità sessuale. E questo pensa pure di essere simpatico. E si lamenterà di sicuro degli stranieri che ci rubano il lavoro o che stuprano le nostre donne». Qualcuno su Facebook lancia persino l'idea del boicottaggio di massa, per isolare il locale e le idee del suo gestore. «Ognuno pensi ciò che vuole ma questo era uno scherzo», dice Angelo al Corriere del Veneto.