Tafferugli e disordini si sono registrati in piazza Montecitorio a Roma, durante il sit in di protesta di commercianti e ristoratori per chiedere la riapertura delle loro attività. Negli scontri tra manifestanti e polizia un agente sarebbe rimasto ferito.

La polizia ha effettuato una nuova carica quando i manifestanti hanno tentato di forzare il cordone delle forze dell'ordine. Al momento sono sette i contestatori fermati durante i disordini, lo si apprende da fonti investigative che stanno ancora analizzando i filmati e la dinamica di quanto avvenuto in piazza per valutare eventuali ulteriori provvedimenti.

Tra i manifestanti le bandiere blu di Italexit, il movimento del senatore ex M5S Gianluigi Paragone, e un uomo vestito come l'appartenente al movimento Q-Anon che fece irruzione al Congresso Usa a Washington. In molti, tra i presenti, non indossano la mascherina.

«Siamo imprenditori, non delinquenti», urlano ai megafoni commercianti e ristoratori. Al grido "libertà", decine di persone si sono avvicinate al cordone delle forze dell'ordine con le mani alzate, intonando cori e chiedendo di potersi avvicinare a Palazzo Chigi. In piazza si alternano momenti di tensione a slogan contro il governo.

Anche tanti militanti di CasaPound presenti in piazza Montecitorio. «Siamo qui - spiega Luca Marsella, consigliere municipale di Cpi intervenuto dal palco - per dare sostegno a italiani che non si arrendono e che hanno il coraggio di opporsi ad una gestione criminale dell'emergenza sanitaria del governo, anche rischiando in prima persona. Noi siamo al loro fianco e non solo a parole, ed anche se è politicamente scorretto sostenere chi non ha intenzione di sottostare alle folli imposizioni del governo, crediamo che sia assolutamente necessario ed inevitabile ribellarsi a Dpcm, già dichiarati incostituzionali dai giudici, che calpestano il diritto al lavoro. Quella di oggi è una protesta sacrosanta come lo è la loro rabbia. Non intendiamo vedere il nostro popolo - ha concluso Marsella - morire un Dpcm alla volta».

Ermes, 51 anni, è venuto a manifestare davanti a Montecitorio indossando lo stesso cappello dello sciamano Jake Angeli, noto per l'assalto al Campidoglio Usa, perché - dice - «bisogna far fare il giro del mondo a questa manifestazione, così come è successo negli States». Ristoratore modenese, una figlia di 20 anni, dice di essere «aperto da gennaio, perché da un anno non è cambiato nulla, nonostante tutte le chiusure». E con il volto truccato con i colori della bandiera italiana aggiunge: «Siamo esasperati. Nessuno ci ha mai ascoltato. Mi sono dovuto vestire da pagliaccio per attirare l'attenzione. Spero che ora qualcuno si accorga di noi e ci ascolti. Ho dovuto pagare gli strozzini per pagare i dipendenti».

«Ormai lavoro per un euro all'ora. Gli investimenti di una vita erano nel mio bar». Lorena, 62 anni, è in lacrime e in ginocchio davanti al cordone della polizia alla manifestazione dei commercianti a Montecitorio e ad un certo punto uno degli agenti si accovaccia vicino a lei per consolarla ed aiutarla a rialzarsi. «Sono qui per me e per i miei figli. Noi siamo come voi - dice la donna agli agenti - Non siamo negazionisti vogliamo solo lavorare e poter riaprire». Lorena, che ha «investito tutti i suoi soldi nel suo bar a Bologna aperto 15 anni fa» spiega che la sua è disperazione: «ero qui per una protesta che non perdesse il rispetto delle istituzioni, io ci credo ancora ma dovete ascoltarci», dice dimostrando forza nonostante le lacrime dietro gli occhiali.

E il mondo imprenditoriale e produttivo si è fatto sentire anche in Calabria: in tutte le province si sono tenute manifestazioni contro le chiusure. E mentre si chiedono un alleggerimento delle restrizioni ed interventi di sostegno, si punta il dito contro Governo e Regione. A Corigliano Rossano sono scesi in piazza gli ambulanti della fascia jonica, dell'hinterland e di alcuni centri del Pollino: «Lo Stato chiude i mercati e non ci dà aiuti adeguati».