«Costretta per un intero pomeriggio a rimanere in una stanzetta da sola senza far nulla e solo alle 21, terrorizzata dalla neve, è riuscita ad andarsene e prendere l'auto per tornare a casa». È uno degli episodi che riguardano la giovane ginecologa scomparsa Sara Pedri che racconta il fidanzato Guglielmo Piro in un'intervista al portale news ildolomiti.it.

«Dopo questo episodio - aggiunge Piro - ha smesso di raccontarmi quello che le succedeva. Ha iniziato a cambiare atteggiamento nei confronti dell'ambiente di lavoro. Aveva paura ed ha iniziato ad andare al lavoro controvoglia».

«Io le dissi - racconta il fidanzato - di dimettersi perché quello era un ambiente malsano. Ma da quel momento non mi ha più raccontato quello che le accadeva al lavoro, mi diceva solo che aveva avuto un'altra “giornata nera” o un'altra “giornata difficile”.

Sulle indagini spiega che «se c'è un colpevole pagherà ma non vado a puntare il dito contro nessuno. A me interessa solo di Sara e che torni da noi». 

La madre di Sara, Mirella, ha invece parlato ieri nella trasmissione “Quarto grado”: «Sono una mamma disperata – ha detto - di fronte alla tragedia che mi ha colpito. Non posso che esprimere dei ringraziamenti a tutti gli amici che non mi hanno mai abbandonato anche se non faccio che piangere tutto il giorno. Mando un abbraccio a tutte le colleghe di Sara che ora finalmente potranno lavorare con serenità. Che il sacrificio di mia figlia aiuti chi ha subito mobbing».

Nel corso della trasmissione è intervenuta anche la sorella Emanuela: «Parlando con Sara ci eravamo subito resi conto che c’era qualcosa che non andava: i responsabili del reparto le dicevano che era un un’incapace. La offendevano in tutti i modi possibili, la caricavano di lavoro e poi la lasciavano senza cose da fare per punizione». 

La 31enne di Forlì è scomparsa nel nulla il 4 marzo scorso in Trentino, dove si era trasferita dopo la specializzazione all’Università Magna Graecia di Catanzaro. Le ricerche della giovane ginecologa non hanno ancora portato a nulla.

Dopo la sua scomparsa era finito nell’occhio del ciclone il reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale Santa Chiara di Trento, il cui direttore è stato di recente trasferito a un’altra unità operativa anche a causa delle denunce di altre dottoresse.