Mentre Mosca attacca la presidente del Consiglio per le dichiarazioni pro Ucraina, si scatenano le polemiche sul bluff giocato dal duo comico russo. Fratoianni: «Il Paese sarebbe sicuramente in mani migliori se ci fossero Totó, Peppino e Nino Taranto al loro posto». Ma per Fratelli d’Italia è solo propaganda russa «disperata»
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L'inganno telefonico perpetrato da due comici russi ai danni di Giorgia Meloni, che ha messo in imbarazzo Palazzo Chigi, ha suscitato reazioni da Roma a Mosca. Alcuni hanno criticato le procedure di filtro e verifica dell’ufficio del consigliere diplomatico, che sono fallite nel caso specifico. Altri hanno sostenuto la premier, mentre alcuni hanno distorto le sue parole, come ha fatto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.
Su Telegram, Zakharova ha dedicato un lungo post alla posizione della premier italiana: «Il primo ministro italiano Giorgia Meloni ha affermato in una 'intervista' con i comici russi Vovan e Lexus che il regime di Kiev 'ha il diritto' di glorificare Bandera e Shukhevych. Signora Meloni, è pronta a glorificare Achille Starace, primo segretario del Partito Nazionale Fascista nel 1931-1939, che ha iniziato la campagna antisemita del 1938? Oppure Alessandro Pavolini, ministro della Cultura nel 1939-1943, uno dei fondatori della Repubblica di Salò, primo e, grazie a Dio, ultimo segretario generale del Partito repubblicano fascista nel 1943-1945?», ha scritto la portavoce. In realtà, Meloni aveva ribadito, durante la telefonata fake, che gli ucraini “hanno il diritto” di difendersi e che l'Italia continua a sostenere Kiev.
Durante la conversazione avvenuta il 18 settembre, due noti comici russi, Vovan e Lexus, si sono spacciati per il presidente della Commissione dell’Unione Africana e hanno spinto la presidente del Consiglio in una conversazione sulla politica estera la cui registrazione è stata pubblicata su internet. Nell’interlocuzione, Meloni ha confermato, senza sbilanciarsi, il sostegno all'Ucraina e le politiche italiane di contrasto all'immigrazione illegale.
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Per Matteo Renzi, la telefonata fake ha rappresentato una “figuraccia” per l’Italia e per Giorgia Meloni. «Avendo lavorato qualche anno a Chigi mi chiedo come sia possibile raggiungere un livello di superficialità così devastante che fa fare una figuraccia non solo alla Meloni ma alla Repubblica Italiana», ha scritto su Facebook il presidente di Italia Viva, e ha continuato con altre considerazioni: «Meloni deve farsi aiutare. Se questo è il livello della sua squadra, proprio non ci siamo. E basta di dar sempre la colpa a qualcun altro. È in gioco la credibilità del Paese».
D’altra parte, il segretario di Azione, Carlo Calenda, si è espresso in tono conciliatorio, affermando che c’è stato un grave errore dell'ufficio del consigliere diplomatico di Palazzo Chigi. «Non ci pare tuttavia che tale errore si possa addebitare a Giorgia Meloni. Per ciò che concerne il contenuto della telefonata, le conversazioni riservate e le posizioni pubbliche di un capo di governo sono cose da sempre distinte. Siamo convinti che la posizione del Governo Italiano sull’Ucraina rimarrà la stessa. Strumentalizzare a fini di polemica politica quanto avvenuto rappresenta un errore ed è lesivo dell’immagine dell’Italia. Azione si asterrà dal farlo», ha detto Calenda.
Il presidente del M5S, Giuseppe Conte, invece, si è dichiarato “sconcertato” dal contenuto della conversazione. «Meloni ammette che non riesce più a intravedere una via d'uscita che non sia quella negoziale. Sta cercando di trovare il momento giusto perché tutti se ne rendano conto, soltanto, ed è qui la gravità, da un lato c'è la menzogna agli italiani, dall'altro c'è la codardia di non riuscire a rappresentare questa posizione agli alleati, di non riuscire a parlare in modo chiaro, alla pari con Washington. Quindi si conferma questo atteggiamento di passiva quiescenza ai diktat di Washington, l'incapacità di rappresentare gli interessi nazionali e europei», ha sostenuto Conte.
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Dal Pd, anche la segretaria Elly Schlein ha definito l’accaduto come "sconcertante". «Non ha funzionato l’attività di filtro e verifica preliminare alla telefonata ponendo in serio imbarazzo il nostro Paese. Non basta la nota di spiegazione di Palazzo Chigi, è necessario che il governo rassicuri parlamento e paese».
Il deputato e segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni ha commentato la faccenda su X citando il classico Tototruffa 62 e la scena della telefonata dell’ambasciatore dell’inesistente Catonga: «Si dimostrano impreparati, inadeguati e pure arroganti. Il Paese sarebbe sicuramente in mani migliori se ci fossero Totó, Peppino e Nino Taranto al loro posto».
Per il sottosegretario di Fratelli d’Italia, Gianbattista Fazzolari, invece, l’accaduto dimostra che «la propaganda russa è disperata per il catastrofico andamento della loro cosiddetta ‘operazione speciale’ in Ucraina». «Giorgia Meloni non cade nella trappola dei propagandisti russi e conferma la linea italiana di sostegno all’Ucraina e di rispetto del diritto internazionale».