Sembrava fantascienza, ma è tutto vero. Dopo settant’anni di matrimonio (più o meno felice), Sanremo e la Rai non sono più una coppia inscindibile. E ora il Comune lancia ufficialmente il bando per cercare un
nuovo partner per il Festival della Canzone Italiana, con una clausola che definire “anti flop” è dire poco: chi non garantisce ascolti da record, può fare le valigie.

La svolta arriva con la pubblicazione della determina firmata dalla dirigente comunale Rita Ruffini, che approva la manifestazione di interesse rivolta a operatori economici per l’organizzazione e la trasmissione in chiaro del Festival di Sanremo per le edizioni 2026, 2027 e 2028, con eventuale proroga biennale fino al 2030.

Il passaggio decisivo è la sentenza del Tar Liguria del dicembre 2024, che ha stabilito l’obbligo di gara pubblica, cancellando nei fatti l’assegnazione diretta alla Rai, prassi considerata in violazione dei principi
di concorrenza. Il Comune di Sanremo, titolare dei marchi “Festival di Sanremo” e “Festival della Canzone Italiana”, si è così trovato costretto ad aprire la competizione. Un terremoto nel panorama mediatico italiano.

Tra i punti più discussi del bando spicca una clausola capestro: se anche solo un’edizione del Festival dovesse ottenere un risultato d’ascolto inferiore di 15 punti percentuali rispetto alla media delle ultime cinque edizioni, il contratto verrà rescisso immediatamente, senza penali né risarcimenti. Una tagliola vera e propria, considerando che le ultime annate – tra l’era Amadeus e l’avvio di Carlo Conti – hanno registrato numeri da capogiro.

In altre parole, il nuovo partner dovrà mantenere uno share medio ben oltre il 50%. Impresa tutt’altro che semplice, soprattutto se a raccogliere il testimone non sarà la Rai ma un’emittente diversa, che dovrà
ricostruire da zero l’apparato produttivo e l’immaginario legato alla kermesse. Non tutti potranno candidarsi. Il bando prevede che possano partecipare solo operatori economici titolari di canali generalisti nazionali in chiaro, con comprovata esperienza nell’organizzazione di eventi ad alta visibilità

La procedura si articolerà in due fasi: una prima selettiva, basata sull’analisi dei progetti; e una seconda, negoziale, che porterà alla stipula della convenzione. I criteri valutativi non si fermano alla mera offerta economica. 

Si terrà conto anche della qualità artistica della proposta, della capacità di valorizzare il brand Sanremo e della coerenza culturale con lo spirito storico del Festival. Perché sì, oltre allo share, serve anche un po’ di anima.

Il nuovo partner, oltre a portare in dote idee e mezzi, dovrà versare al Comune almeno 6,5 milioni di euro, più una percentuale non inferiore all’1% sugli introiti pubblicitari e sullo sfruttamento dei marchi concessi. In più, dovrà trasmettere Sanremoinfiore, un’altra manifestazione a scelta dell’amministrazione e organizzare almeno due eventi collaterali, uno dei quali obbligatoriamente in estate.

Non finisce qui: dovrà garantire la presenza dei vincitori di Area Sanremo, includere l’Orchestra Sinfonica della città e realizzare una cerimonia annuale per la posa della targa del vincitore in via Matteotti, nel cuore della città. Va detto, però, che il quadro resta aperto. Il prossimo 22 maggio è atteso il pronunciamento del Consiglio di Stato, che dovrà esaminare l’appello congiunto di Comune e Rai contro la sentenza del Tar

Insomma, la partita è ancora in corso, e non è escluso che si torni all'antico binomio, con la Rai pronta a riprendersi la scena.

Nel frattempo, però, il Comune si muove come se la rottura fosse definitiva. E lo fa con un bando che non ammette repliche: chi vuole Sanremo dovrà guadagnarselo, portare milioni e soprattutto non farlo crollare sotto il 40% di share, pena l’esclusione immediata. “Per la prima volta nella sua storia, il Comune ha pubblicato una manifestazione di interesse per quello che è l’evento mediatico più importante d’Italia”, spiega il sindaco di Sanremo Alessandro Mager, rivendicando il lavoro svolto dagli uffici in questi mesi. 

“Abbiamo rispettato le tempistiche e posto le basi per una crescita ulteriore del Festival”, conclude, lasciando intendere che la sfida ora passa nelle mani di chi vorrà – e saprà – raccoglierla. Ma con una postilla implicita: a Sanremo non si viene per sperimentare. Si viene per vincere. E possibilmente, in prima serata e in diretta.