Era quasi un rito l'attesa del proprio cantante preferito per strappargli una foto o un autografo. Il vip di turno usciva dal retro del teatro e lo si seguiva fino al ristorante. Ma quest'anno no: ora avvicinarsi all’Ariston è praticamente impossibile
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C’era una volta piazza Bresca, il cuore della movida sanremese, la piazzetta dove, in un fazzoletto quadrato, aprono i battenti i ristoranti vip più famosi della Città dei Fiori. Ai tavoli di Vittorio si sedevano Patty Pravo, Modugna, Mina e Anna Oxa, alla Pignese - perennemente assediata da nuguli di paparazzi scatenati - mangiavano pesce alla ligure Ligabue e i Pooh, i New Trolls e Albano Carrisi. E pochi passi più in là, al Sommergibile, Cassano e Gigi D’Alessio pasteggiavano col vermentino della terra ligure. Insomma, per chi era a Sanremo e non poteva permettersi un pass per entrare dentro il teatro Ariston, la caccia all’autografo e al selfie iniziava a mezzanotte, per i vicoletti dietro l’Ariston.
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Lo schema era sempre quello: si attendeva che il cantante preferito uscisse dalla porta sul retro del teatro e si seguiva fino al ristorante dove andava a cena. Una caccia grossa che rappresentava lo sport nazionale delle migliaia di persone, fans, appassionati di musica che aspettavano la settimana del festival per scatenarsi. Un pubblico variegato di appassionati e fans, di sosia (più o meno riusciti) delle star in gala e cacciatori d’autografi. Un giorno, quello del fuori Sanremo, a cui molti vip si sottomettevano volentieri: due chiacchiere, qualche foto, una firma e un sorriso. E la magia del festival era bella che creata.
Ma non quest’anno. Complice la tensione internazionale, la guerra in Palestina e le tensioni da un lato e dall’alto della barricata, l’assalto russo dell’Ucraina, la sicurezza è sbarcata a Sanremo. E lo ha fatto in forze. Mai come quest’anno è praticamente impossibile avvicinarsi all’Ariston: le porte per i controlli di sicurezza, uguali in tutto e per tutto con quelli degli aeroporti circondano ogni area di pubblico interesse. È blindato il red carpet, sotto assedio piazza Colombo. Poliziotti, carabinieri a piedi e a cavallo. Mancano i marines e gli incursori e sono tutti li.
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Ho visto una bambina di dieci anni perquisita come un terrorista arabo e rimandata indietro dal concerto di Rosa Chemical perché aveva una borraccia nello zaino: inutile che il papà provasse a spiegare che la bottiglia di plastica era in realtà vuota e quindi inoffensiva. E che avevano fatto 500 chilometri per arrivare fino a lì. Nessuna pietà per il piccolo trasgressore! Respinto al mittente per possesso indebito di bottiglia vuota. La sicurezza vale per tutti!
Anche per arrivare ad applaudire davanti al teatro diventa un’impresa degna di Indiana Jones: polizia, carabinieri, metal detector. Porte e cancelli blindati dove prima i fans si affollavano per cercare di vedere il proprio beniamino scendere dall’auto nel cortile sul retro per raggiungere il backstage.
L’Ariston è sotto assedio. I fans arrivati da ogni parte d’Italia diventano qualcosa da evitare. Gli artisti entrano a bordo di grandi van dai vetri scuri, scendono protetti da guardie del corpo che neppure Donald Trump, così grosse che se del vip scorgi un tallone devi ritenerti fortunato. E i saluti ai fans del passato, con il divo di turno che arriva, stringe mani, firma fogli? L’Albano scatenato che accettava anche qualche sorso di vino dai suoi fans appartiene al passato. Ora Annalisa arriva algida, invisibile, sparisce dietro cancelli diventati blindati senza neppure voltarsi a salutare. E Emma non va neppure a cena in piazzetta, ma mangia in camera d’albergo quello che gli prepara la nutrizionista. E se riesci a scorgere la nuca pelata di John Travolta nella mercedes blu dell’organizzazione puoi giudicarti un mezzo miracolato.
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Insomma, tra cancelli metaldetector, solerti impiegati della sicurezza pronti a spezzare le reni della povera massaia di Tortona, poliziotti a decine impegnati – non si sa perché motivo visto che sono forze dell’ordine e non bodyguards – a garantire la privacy dei vip, l’impressione, per chi ha alle spalle decine di festival, è che il tempo della Dolce Vita sia finito. Portato via dalla pandemia e dal lockdown, definitivamente tramontato con le nuove necessità di tenere sotto controllo eventuali malintenzionati. E per chi ha vissuto quei tempi divertenti ed eroici della caccia al vip, un pizzico di malinconia diventa d’obbligo… e un altro pezzettino d’Italia popolare scompare per non tornare più.