Francesco Cassardo è stato trasportato in ospedale. L’amico: «Siamo fiduciosi, il ragazzo non molla»
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Appaiono migliori di quanto inizialmente temuto le condizioni di Francesco Cassardo, l’alpinista italiano caduto in alta quota nel corso di una spedizione in Pakistan. E' quanto fa sapere la Farnesina. L’uomo è stato trasportato via in elicottero dal monte pakistano Gasherbrum VII al 'Combined Military Hospistal' della città di Skardu. Cassardo, che è lucido e cosciente, ha naso e dita congelate ed alcune fratture. Ora sarà sottoposto ad ulteriori accertamenti per verificare l'esatto quadro clinico complessivo.
La Farnesina, si legge in una nota, a nome del ministro Enzo Moavero, ha ringraziato le autorità pakistane per l'intervento. L'Ambasciata in Pakistan segue da vicino gli aggiornamenti sulle condizioni sanitarie dell'alpinista ferito con i responsabili dell'ospedale. Costante anche il contatto dell'ambasciata e dell'Unità di Crisi della Farnesina con i famigliari di Cassardo.
Il racconto del compagno d'avventura
Postato su Facebook il racconto Cala Cimenti, il compagno di cordata di Cassardo che ha aiutato il trentenne torinese a sopravvivere dopo la caduta:
«Denis Urubko, Don Bowie e i due polacchi Jaroslaw Zdanowich e Janusz Adamski sono stati degli angeli, senza di loro non ce l'avremmo mai fatta e Francesco non sarebbe riuscito a passare un'altra notte a 6300 metri», racconta l'alpinista. «I ragazzi si sono resi immediatamente disponibili al recupero – prosegue nel racconto -, hanno fatto tutto ciò che potevano per aiutarci. Avevano appena terminato di scalare un 8000 e sono corsi da noi. Don ha rinunciato alla sua spedizione per salvare Francesco, doveva infatti partire per il suo tentativo alla cima. L'elicottero non sarebbe mai riuscito a venirci a prelevare sul luogo dell'incidente, c'erano troppi seracchi, i soccorsi via terra sono stati fondamentali come fondamentale per Fra è stato l'ossigeno messo a disposizione da Denis. Ora preghiamo per Fra. Quando è stato caricato sull'elicottero era lucido, parlava e ragionava. Siamo fiduciosi, il ragazzo non molla!».