I carabinieri si sono anche rivolti a Google per risalire all'autore della recensione omofoba alla quale la 59enne aveva risposto, venendo poi accusata di aver inventato tutto per farsi pubblicità. Tra i primi a "smascherarla" proprio la giornalista
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Sul caso della morte di Giovanna Pedretti, la titolare della pizzeria 'Le Vignole' trovata senza vita nel Lambro domenica scorsa, dopo essere finita alla ribalta delle cronache per il caso della recensione omofoba e contro i disabili, i carabinieri della compagnia di Lodi, coordinati dal procuratore Maurizio Romanelli, indagano per l’istigazione al suicidio della ristoratrice. La 59enne aveva risposto a quella recensione e poi era stata accusata sui social di aver inventato tutto solo per farsi pubblicità. Per quanto riguarda la sua morte, tutto al momento fa pensare che si sia trattato di un gesto estremo ma la conferma arriverà solo con l’autopsia, attesa - a quanto si apprende - tra domani e dopodomani.
Intanto proseguono le indagini a 360 gradi per comprendere lo stato emotivo della 59enne, prima lodata per la risposta data al cliente che si lamentava di essere stato messo a mangiare accanto a gay e disabili e poi accusata sui social di essersi inventata tutto. Per questo gli investigatori stanno analizzando anche i numerosissimi commenti pubblici lasciati sui social nelle ore precedenti alla morte di Pedretti.
Le ultime ore prima della morte
Un lasso di tempo scandagliato nel dettaglio dai carabinieri, che proprio sabato pomeriggio, poco prima delle 17, avevano sentito la donna nell’indagine per la presunta istigazione all’odio contenuta nella recensione omofoba e contro i disabili. Uscita dalla caserma, verso le 18, Pedretti ha rilasciato un’intervista televisiva, poi la cena in famiglia. Mentre rigovernava, l’umore era a terra. Poche ore dopo, prima dell’alba, è uscita di casa e ha preso l’auto, la Panda beige ritrovata domenica pomeriggio insanguinata a poca distanza dal corpo ormai senza vita della donna. La 59enne si sarebbe tagliata le vene dei polsi per poi gettarsi nelle acque del Lambro.
Accertamenti investigativi verranno svolti anche sulla cartella clinica e sul telefono di Pedretti. Il contenuto dello smartphone però potrà essere esaminato solo dopo la copia forense, per la quale si devono attendere ancora alcune settimane.
Indagini per risalire all'autore della recensione
I carabinieri della compagnia di Lodi intanto, riporta Adnkronos, hanno chiesto chiarimenti a Google sulla recensione contro gay e disabili denunciata sui social dalla ristoratrice. Ottenere una risposta soddisfacente e in tempi rapidi, però, non sarà semplice: la recensione risale all’aprile 2023, è stata nel frattempo cancellata e nell’unica immagine attualmente a disposizione degli inquirenti, ovvero lo screenshot pubblicato sulle pagine social della pizzeria, il nome dell’utente è accuratamente oscurato.
Pedretti - a quanto lei stessa ha raccontato ai carabinieri - avrebbe fatto lo screenshot del commento di chi si lamentava di essere stato “messo a mangiare di fianco a dei gay e a un ragazzo in carrozzina” non appena lo aveva ricevuto, ad aprile 2023. La settimana scorsa, poi, a distanza di otto mesi, il ritorno in pizzeria dell’uomo che lei riteneva essere l’autore della recensione omofoba, fa tornare tutto a galla.
Lei ripesca l’immagine e la pubblica su Facebook, corredata dalla sua risposta per le rime: “Non selezioniamo i clienti in base ai loro gusti sessuali e men che meno la disabilità. Credo che il nostro locale non faccia per lei”. Qualcosa nella formattazione e nello stile di quel botta e risposta, ormai introvabile su Google, fa sorgere però dubbi e domande sulla sua autenticità. Poco importa agli inquirenti scoprire se il commento sia vero o manipolato. Il loro obiettivo è risalire a chi lo avrebbe scritto. Pedretti - come lei stessa ha raccontato ai militari - ne aveva individuato il presunto autore in un uomo, a lei non noto, quindi probabilmente non di Sant’Angelo Lodigiano, che si era ripresentato in pizzeria pochi giorni fa. “Non è passato inosservato il suo sguardo infastidito anche verso il ragazzino in carrozzina”, puntualizzava la titolare nella risposta alla recensione.
Minacce social a Selvaggia Lucarelli
E intanto fioccano le minacce a Selvaggia Lucarelli che con il compagno, lo chef Lorenzo Biagiarelli, era stata tra i primi a ritenere la famosa recensione un falso. "So dove abiti, guardati le spalle perché hai le ore contate. Ti accoltello quando meno te lo aspetti. Non è uno scherzo": questo è uno dei messaggi arrivati a Selvaggia Lucarelli che lei ha ripostato nelle sue storie di Instagram. Si tratta di minacce e insulti da parte di persone, anonime, che la incolpano della morte di Giovanna Pedretti. «Ovviamente nel caso dovesse succedere qualcosa (non a me, ripeto, io sono forte) diamo la colpa ai social, non ai giornali - ha scritto - Volevo rasserenare il direttore di Repubblica, Salvini etc... Naturalmente io sono navigata e mi prendo tutto, spero lo sia altrettanto l'altra persona. Tra l'altro non ho ben capito. Oggi Repubblica scrive che io e Lorenzo ogni giorno brindiamo decidendo chi sputtanare. Abbiamo una rubrica insieme? Lavoriamo insieme? Bah. Però avanti così. Funziona!».
«Di questa signora morta non importa nulla a nessuno. Ognuno la sta usando per banchettare alla sua tavola»: Selvaggia Lucarelli torna poi a parlare di Giovanna Pedretti e lo fa in un lungo post su X in cui annuncia che per un po' si trasferirà solo su Instagram. Lucarelli sottolinea che nel caso di Giovanna Pedretti «è falso che la signora sia stata aggredita o manganellata» e si è lamentata che «ancora nessuno ha il coraggio di fare una riflessione sul ruolo della stampa in questa vicenda» e «si preferisce scaricare le colpe più genericamente sui social brutti e cattivi, social che alla fine sono il perfetto capro espiatorio del giornalismo». Lucarelli ha difeso anche il fidanzato Lorenzo Biagiarelli, primo a notare le incongruenze della recensione, «una persona che si occupa di cibo e ristorazione, sensibile e pacifica» ma che «ha avuto due sfortune: che la povera signora si sia suicidata e che è il mio fidanzato». «Se ogni volta che una persona finisce sulle cronache criticata per qualche motivo si suicidasse - ha aggiunto - , i giornali dovrebbero chiudere. Ogni volta che qualche sito dedica un articolo a me, spesso stravolgendo parole per farmi sembrare Belzebù, sotto - ha concluso - ci sono talmente tanti insulti che se fossi fragile sarei da tempo in una clinica psichiatrica. Ad essere ottimisti. Nessuno filtra o cancella. Io, per dire, nei limiti del possibile lo faccio».