Il prefetto romano passò alla storia per aver condannato a morte Gesù. Il monile venne rinvenuto 50 anni fa nel sito archeologico dell’Herodion ma è stato decifrato solo alcuni giorni fa grazie a sofisticate apparecchiature
Tutti gli articoli di Italia Mondo
PHOTO
Ricoprì il ruolo di prefetto in Giudea, antica provincia romana, tra il 26 e 36 dC. Il suo nome è riportato nei Vangeli ma anche negli scritti di storici di spessore come Eusebio, Tacito, Flavio Giuseppe. Intorno alla figura di Ponzio Pilato, che secondo i testi sacri condannò Gesù alla crocefissione, continuano ad alimentarsi leggende. Fino ai giorni nostri. Ad accrescere la curiosità sul complesso personaggio storico una recente scoperta. Il suo nome è stato infatti decifrato su un anello di bronzo ritrovato durante una campagna scavi circa 50 anni fa all’interno del complesso archeologico dell'Herodion, dove un tempo sorgeva una possente fortezza fortemente voluta da Erode il Grande. Il sito – nel quale furono rinvenuti centinaia e centinaia di preziosi reperti - è collocato vicino Betlemme in Cisgiordania.
Decifrare la scritta in greco posizionata sul monile di bronzo è stata un’operazione resa possibile dopo un’accurata pulizia e con l’utilizzo di una sofisticata macchina fotografica. Oltra al nome, l’anello riporta la figura di un vaso di vino. Non c’è certezza che il gioiello appartenesse effettivamente a Ponzio Pilato ma alcuni indizi sembrerebbero portare in questa direzione: «Quel nome - ha commentato il professor Danny Schwartz, citato dal quotidiano Haaretz - era raro nell'Israele di quei tempi. Non conosco nessun altro Pilato di quel periodo». In più, secondo lo studioso «l'anello (foto Università ebraica di Gerusalemme) mostra che era una persona di rango e benestante». L'alto funzionario romano, stando a quanto emerge dai dati storici, governò per un lungo periodo nelle zone del Medio Oriente, riuscendo a domare gli animi inquieti delle popolazioni locali, a lui affidate dall’imperatore Tiberio.