L'Iran ha avviato l'operazione Soleimani Martire lanciando una pioggia di missili contro due basi Usa. L'attacco è iniziato all'1.20 di notte ora locale (mezzanotte circa in Italia), la stessa ora in cui è stato ucciso il generale Qassem Soleimani a Baghdad venerdì scorso. Teheran ha lanciato i missili di propria produzione Ghiam e Fateh. Il bilancio è di almeno 80 vittime.

Questa mattina l'Iran ha dato il via a un«secondo round di attacchi» contro le basi Usa in territorio iracheno: lo conferma Al Jazeera citando l'agenzia di stampa iraniana Tasnim.

Le Guardie Rivoluzionarie hanno definito gli attacchi come la «feroce vendetta» per la morte di Soleimani, affermando che questa notte almeno 35 missili hanno raggiunto al-Asad, "distruggendo completamente" la base americana. Hanno anche parlato di "azioni ancor più devastanti" se Washington decidesse di rispondere agli attacchi.

L'attacco più importante è avvenuto contro la base Ayn al-Asad in Iraq che ospita militari americani. Illeso il personale del contingente militare italiano ad Erbil che si è radunato in un'area di sicurezza: i nostri militari si sarebbero rifugiati in appositi bunker. Il contingente italiano che fa parte della coalizione anti Daesh a guida Us è insediato a ridosso della zona dell'aeroporto.

Ministro esteri iraniano: «No guerra, legittima difesa»

Alla fine interviene il ministro degli Esteri iranianoJavad Zarif, a fare chiarezza sulla linea politica iraniana che mira a una de-escalation: solo vendetta per l'uccisione di Soleimani. «Ci difenderemo contro ogni aggressione - dichiara - ma non vogliamo una guerra».

«L'Iran - spiega Zarif - ha intrapreso e concluso proporzionate misure di auto difesa» prendendo di mira la base dalla quale è stato lanciato un attacco «codardo contro nostri cittadini e funzionari di livello».

Anche il presidente iraniano Hassan Rohani ha commentato l'attacco missilistico alle basi militari statunitensi in Iraq, affermando che Washington può anche aver «tagliato» le mani del generale Soleimani, ma che Teheran risponderà «tagliando le gambe» agli Stati Uniti nella regione.

Trump: «Va tutto bene, valutiamo i danni»

La Casa Bianca ha immediatamente reagito, Donald Trump, che ha riunito il consiglio di sicurezza nazionale per circa due ore con il segretario di Stato Mike Pompeo e il capo del Pentagono Mark Esper, parlerà alla Nazione questa mattina. Al momento il capo della Casa Bianca ha escluso vittime americane. La tensione è altissima: l'Iran minaccia di attaccare Israele e gli stessi Usa in caso di contrattacco americano e avverte Trump di ritirare le truppe dalla Regione.

«Va tutto bene - ha twittato Trump nella notte - Missili lanciati dall'Iran a due basi militari in Iraq. Stiamo facendo una ricognizione dei danni e delle vittime in queste ore. Finora va bene! Abbiamo le truppe più forti e meglio equipaggiate al mondo! Rilascerò una dichiarazione in mattinata».

Borse asiatiche in picchiata, impennata di oro e petrolio

Il petrolio continua la corsa al rialzo con l'attacco iraniano a due basi in Iraq che ospitano truppe americane. Le quotazioni del Wti salgono del 4,5% a 65,43 dollari al barile. E l'attacco missilistico dell'Iran contro la base americana di al-Asad in Iraq pesa sulle Borse di Hong Kong e su quelle cinesi, che aprono gli scambi in netta perdita: l'Hang Seng cede nelle prime battute l'1,26% (a 27.965,84 punti), mentre gli indici Composite di Shanghai e di Shenzhen frenano, rispettivamente, dello 0,34% (a 3.094,24 punti) e dello 0,46%, a quota 1.783,60. 

La Borsa di Tokyo crolla in seguito alle notizie dell'attacco iraniano contro le basi irachene che ospitano militari statunitensi. Il Nikkei ha fatto segnare un -2,4% circa 30 minuti dopo l'apertura. Chiusura in territorio negativo per Wall Street. Il Dow Jones perde lo 0,42% a 28.583,44 punti, il Nasdaq cede lo 0,03% a 9.068,58 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno lo 0,28% a 3.237,16 punti.

Si impennano le quotazioni dell'oro, il bene rifugio per eccellenza, con l'attacco iraniano a due basi militari in Iraq che ospitano truppe americane. le quotazioni salgono del 2% a 1.606,10 dollari l'oncia, il livello più alto dal 2013.