Pochi giorni fa, il leader nordcoreano Kim Jong-un aveva ordinato un lockdown per tutte le città del Paese dopo l'individuazione del primo caso di Covid-19. Il quadro epidemiologico che si è completamente sgretolato in queste ore con la conferma di oltre 390mila contagi. Le autorità sanitarie nordcoreane riferiscono che 392.920 persone sono risultate positive nelle ultime 24 ore e che otto persone sono morte per la malattia. Altre fonti locali parlano di numeri differenti con circa 50 decessi a causa del virus. In totale sarebbero più di 1.213.550 i positivi registrati dall'inizio di questo focolaio riconosciuto ufficialmente solo il 12 maggio. Prima, infatti, le poche notizie diffuse parlavano di migliaia di persone con febbre.

La mancata vaccinazione della popolazione in Corea del Nord

La Corea del Nord ha rivendicato per oltre due anni di essere un Paese libero dal nuovo coronavirus. Nel settembre scorso, il Paese eremita aveva rifiutato forniture di vaccini contro il coronavirus. Il leader Kim Jong-un aveva infatti respinto le offerte da Covax, il programma dell'Onu. Secco “no” – in materia di sieri anti-Covid- era giunto anche all’indirizzo della Cina. Ad oggi, la popolazione non risulta vaccinata e il sistema sanitario locale, in base ad una ricerca dell'Università americana Johns Hopkins, risulta al 193esimo posto (su 195 Paesi).

L’agenzia di stampa Kcna riferisce che secondo il leader nordcoreano le medicine procurate dallo Stato non avrebbero raggiunto i cittadini in modo rapido e accurato. Avrebbe dunque dispiegato le forze del corpo medico dell’esercito. Kim Jong-un avrebbe anche aspramente criticato la gestione dell’emergenza da parte del gabinetto e degli esperti di sanità pubblica definiti "irresponsabili". Altra criticità affrontata dal Paese riguarda lo stato delle farmacie: dall’inadeguata conservazione dei farmaci al personale non dotato di indumenti sanitari ad hoc, passando per le carenze igieniche dei locali in cui prestano servizio.

La Corea del Sud tende la mano

Per fronteggiare l’impennata di casi Covid anche la Corea del Sud si è detta disponibile a fornire il proprio aiuto. Il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol ha infatti offerto l'invio in Corea del Nord di vaccini contro il Covid-19 all'indomani dell'annuncio del primo focolaio nel Paese in oltre due anni di pandemia. «Il presidente Yoon Suk-yeol ha in programma di fornire vaccini e altre forniture mediche», ha riferito il portavoce Kang In-sun in una nota, assicurando che saranno «tenuti a tal proposito discussioni con la parte nordcoreana sui dettagli».

L’allarme dell’Oms

Nel frattempo l'Organizzazione mondiale della sanità lancia l'allarme: il Covid-19 potrebbe diffondersi rapidamente in Corea del Nord, dove «programmi di vaccinazione devono ancora iniziare». «Con il Paese che non ha ancora iniziato la vaccinazione contro il Covid-19, c'è il rischio che il virus si diffonda rapidamente tra la popolazione se non viene arginato con misure immediate e adeguate», afferma in una dichiarazione Poonam Khetrapal Singh, direttrice regionale dell'Oms per la regione del sud-est asiatico dopo le notizie arrivate dalla Corea del Nord.