Gli uomini dei servizi segreti egiziani sono accusati di avere sequestrato, torturato e ucciso il ricercatore nel gennaio del 2016 al Cairo. I genitori. «È una giornata importante»
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«Una giornata molto importante». Così i genitori di Giulio Regeni, Claudio e Paola, entrando nel tribunale di Roma dove oggi è in programma la prima udienza del processo a carico di quattro 007 accusati del sequestro e omicidio del ricercatore italiano ucciso al Cairo nel 2016. Fuori dalla cittadella giudiziaria molte persone per offrire sostegno ai familiari. Esposto lo striscione con la scritta "Verità per Giulio Regeni".
I quattro 007 egiziani sono accusati di avere sequestrato, torturato e ucciso Giulio Regeni nel gennaio del 2016 al Cairo. Un procedimento che potrebbe veder sfilare, in qualità di testimoni, l' ex premier Matteo Renzi, l’ex ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, l'ex responsabile della autorità delegata per la sicurezza della Repubblica Marco Minniti e funzionari che hanno ricoperto, all'epoca del drammatico omicidio, ruoli apicali nei servizi di sicurezza e alla Farnesina. Le parti processuali hanno depositato all’attenzione dei giudici della prima Corte d’Assise la lista testi chiedendo di convocare a piazzale Clodio anche l’attuale presidente della Repubblica egiziana, Abdel Fattah al-Sisi.
Nei confronti degli imputati, a seconda delle posizioni, le accuse sono di concorso in lesioni personali aggravate, omicidio aggravato e sequestro di persona aggravato. Al termine di un tortuoso iter giudiziario e dopo che la Consulta, nel settembre scorso, aveva fatto uscire il procedimento dal pantano in cui era finto a causa dell'assenza degli imputati, il gup di Roma ha mandato a giudizio il generale Tariq Sabir, i colonnelli Athar Kamal e Uhsam Helmi e il maggiore Magdi Ibrahim Abdel Sharif.
Nel processo si è costituita parte civile la Presidenza del Consiglio che ha sollecitato, in caso di condanna degli imputati, un risarcimento di 2 milioni di euro. Nell'atto di costituzione di parte civile l'Avvocatura dello Stato scrive che si è in presenza di «un orrendo crimine» che «ha colpito profondamente la comunità nazionale, per le incomprensibili motivazioni e per le crudeli modalità di esecuzione».