La donna scomparsa nel gennaio 2012 dalla sua casa di Gello e mai più ritrovata. I familiari in lacrime: «Giustizia è fatta»
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Antonio Logli in carcere per aver ucciso e distrutto il cadavere di sua moglie Roberta Ragusa. La sentenza definitiva è arrivata dalla Cassazione, che ha confermato la condanna a 20 anni di reclusione per Logli ritenuto colpevole della morte della donna, scomparsa nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012 dalla sua casa di Gello, nel comune di San Giuliano Terme (Pisa) e mai più ritrovata.
La sentenza della Cassazione
Respingendo il ricorso dei legali di Logli, la Cassazione ha sancito dunque quanto già previsto dalla corte d'Assise d'Appello di Firenze poco più di un anno fa, il 14 maggio 2018. Stessa sentenza in primo grado, nel 2016, con rito abbreviato.
La vicenda
Il corpo di Roberta non è stato mai più trovato: la donna fu inghiottita nel buio della stessa tragica notte del naufragio della Concordia, tra il 13 e il 14 gennaio 2012. La procura è sempre stata convinta della colpevolezza del marito e ritiene che sia stato lui a costringere «con violenza la moglie a salire in auto» e poi a ucciderla volontariamente per poi sopprimerne il corpo «al fine di assicurarsi l'impunità per l'omicidio» e impedire «in modo permanente il ritrovamento'» del cadavere.
Il primo e principale accusatore di Logli è stato Loris Gozi, giostraio e vicino di casa, che in fase di incidente probatorio raccontò di averlo visto in strada ben oltre la mezzanotte, orario in cui l'uomo invece aveva raccontato agli inquirenti di essere andato a dormire lasciando la moglie in cucina a compilare la lista della spesa per poi denunciarne la scomparsa solo il mattino seguente al suo risveglio. Il testimone ha anche sostenuto di avere visto l’uomo litigare violentemente con una donna in una strada adiacente la sua abitazione e di averlo visto spingerla con forza in auto prima di allontanarsi.
Le reazioni
Logli, che finora non si trovava in carcere, ma aveva l'obbligo di residenza nel comune di San Giuliano Terme e il divieto di allontanarsi dalla provincia di Pisa dalle 21 alle 6, ha atteso la sentenza assieme alla figlia Alessia ed alla compagna Sara Calzolaio in una camera d'albergo a Pisa, lontano dai riflettori. «Sono disperato» avrebbe detto l’uomo in lacrime al telefono col suo avvocato. Reazione simile quella della compagna di Logli: «Non è giusto, non è giusto», avrebbe urlato dalla finestra della camera del b&b dove ha trascorso la giornata. I parenti della Ragusa in lacrime dopo aver appreso la sentenza della Cassazione, che ha confermato la condanna. «Finalmente si smetterà di dire che mia cugina era in giro a divertirsi. Mia cugina è morta, lo ha detto anche la Cassazione. Giustizia è fatta» dice commossa Maria Ragusa.