Per Amanda Knox è stata confermata la condanna a tre anni (comunque già scontati) per avere calunniato Patrick Lumumba nelle prime fasi delle indagini sull'omicidio di Meredith Kercher coinvolgendolo nel delitto per il quale è stato poi prosciolto essendo risultato completamente estraneo. Lo ha deciso la Corte d'assise d'appello di Firenze. Knox ha assistito alla lettura della sentenza con accanto il marito e i suoi difensori. La condanna per calunnia era diventata definitiva ma poi la Cassazione ha disposto un nuovo esame delle accuse dopo che la Corte europea ha riconosciuto la violazione del diritto di difesa.

Le dichiarazioni di Amanda davanti ai giudici

«Non ho mai voluto calunniare Patrick (Lumumba, ndr). Lui era mio amico, si è preso cura di me e mi consolò per la perdita della mia amica (Meredith Kercher, ndr). Mi dispiace di non avercela fatta a resistere alle pressioni e che lui abbia sofferto». Queste le parole pronunciate da Amanda Knox in una dichiarazione spontanea prima che la Corte d'assise d'appello di Firenze si ritirasse in camera di consiglio. «Chiedo umilmente di dichiararmi innocente», ha concluso la 36enne americana. Di se stessa nelle ore passate in questura nei giorni dopo il delitto ha parlato come di una ventenne «spaventata e ingannata».

«Non potevo essere il testimone che volevano contro Patrick. Non sapevo chi fosse l'assassino (di Meredith Kercher - ndr)»: ha ribadito Amanda Knox nelle sue dichiarazioni spontanee. Parlando in italiano e con un foglio in mano, ha ripercorso le ore passate in questura a Perugia quando venne arrestata per l'omicidio di Meredith Kercher al quale si è sempre proclamata estranea e per il quale è stata definitivamente assolta.