Il sauro del comandante militare con addosso una moderna sella di legno e bronzo era ancora legato nella stalla quando l'eruzione del Vesuvio tolse a entrambi ogni possibilità di fuga
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Un nuovo reperto archeologico è stato trovato negli ultimi scavi di Pompei, in maniera del tutto eccezionale. È successo ieri, 23 dicembre, nella zona suburbana a nord, vicino alla via di Civita Giuliana. Si tratta di un cavallo di gran razza, alto e possente. Era pronto a partire al galoppo in qualsiasi momento, con la moderna sella di legno e bronzo appena montata dagli inservienti e il muso ornato dai luccicanti finimenti. Era ancora legato nella stalla quando dalla bocca del Vesuvio arrivò una colata di lava che tolse ogni possibilità di fuga anche al suo padrone, deceduto accanto all'animale.
Un reperto di rara importanza
Il direttore del parco archeologico, Massimo Osanna, in merito al ritrovamento ha spiegato all’Ansa: «È un reperto di rara importanza anche perché è collegato ad una ricca tenuta, prestigiosa come la villa dei Misteri, appartenuta ad comandante o un alto magistrato militare». L’edificio presentava ambienti affrescati e lussuose terrazze che affacciavano sul golfo, oltre ad un quartiere di servizio e magazzini per l'olio e per il vino. «Tutta l’area – continua Osanna - verrà scavata e restituita al pubblico. Da qui, lo stanziamento per il 2019 di due milioni di euro dai fondi ordinari del Parco, per le attività, uno per le indagini archeologiche e un altro per l'esproprio dei terreni sui quali si dovrà scavare. Nei nostri laboratori gli esperti stanno ripulendo e studiando i finimenti del cavallo e i frammenti della straordinaria sella, con paramenti in legno e bronzo».
I resti di una villa depredata dai tombaroli
Il direttore sostiene che «il cavallo era già sellato, forse per correre in aiuto alla cittadinanza pompeiana, nelle ore più buie dell’eruzione del 79» e che «tutti gli esemplari fecero una fine atroce soffocati dalle ceneri che invasero l'ambiente o sopraffatti dallo choc termico all'arrivo della nube piroclastica di vapori bollenti». I rilievi archeologici sono stati rinvenuti nella “Tenuta del Sauro bardato”, la villa fu infatti oggetto di indagini ad inizio Novecento, per poi essere nuovamente interrata. Negli ultimi decenni era stata più volte offesa e depredata dai tombaroli. È stata quindi la Procura della di Torre Annunziata, con il procuratore capo Alessandro Pennasilico e l’aggiunto Pierpaolo Filippelli, a sollecitare il Parco ad un nuovo scavo, seguendo un'indagine sugli scavi clandestini.
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